mercoledì 29 febbraio 2012

I semi punk della Strelitzia reginae

Non potevo perdermi l'occasione di scrivere un post il 29 febbraio!
Ieri, nuove semine, stavolta di una pianta esotica, originaria del sud Africa: la Strelitzia reginae, famosa col nome di Uccello del Paradiso per via del suo stranissimo e affascinantissimo fiore. Ho acquistato una bustina di sementi in un grande vivaio, decisa a sperimentare anche questa follia. Riempito un vaso di terriccio, ho preso la busta e l'ho aperta e... mi sono trovata in mano tre semi punkettari:


Hanno il ciuffo arancione! subito ho pensato ad uno scherzo, poi mi sono documentata su wikipedia ed ho scoperto che sono proprio così. La crestina che sfoggiano si chiama "arillo". A cosa serva, non lo so. Forse a rendere i semi più appariscenti agli occhi degli animali. O durante i concerti...
La Strelitzia reginae deve il suo nome alla regina Carlotta Sofia di Macklenburg-Strelitz, sposa di Giorgio III (al quale diede 15 figli...). A lei la dedicò il celebre ricercatore botanico Joseph Banks, nel 1771, che rintracciò la pianta a Capo di Buona Speranza durante uno dei suoi viaggi a fianco del Capitano Cook.
Peccato che... questa pianta necessiti di temperature mai inferiori ai 10°, e che per vederla fiorire in seguito a semina si debbano aspettare almeno 5 anni. Ad essere sincera, mi accontanterei di vedela spuntare, sarebbe già un discreto successo. Leggo su manuale (dacchè l'ho appena seminata, mi sto informando sull'esperienza altrui), che una volta cresciuta chiede di lasciar diventare il substrato asciutto tra una abbondante innaffiatura e l'altra. Vive bene in grandi mastelli, da tenere in una veranda assolata. Ma chi abita in climi caldi, tipo sud Italia, può permettersela anche in giardino. Nei primi cinque anni di vita, necessita di essere rinvasata ogni anno, per darle un vaso di qualche centimetro più grande. Quando finalmente fiorisce, l'operazione non è più necessaria.


Il genere Strelitzia annovera anche le specie Strelitzia alba (forse ne ho immortalata una nella foto sopra, scattata sull'isola di Maui, Hawaii -isole dove queste piante crescono eccezionalmente bene), la S. juncea e la S. nicolai (quest'ultima è molto più alta della S. reginae, con fiori più grandi ma meno colorati).
Parenti della Strelitzia reginae, in quanto anch'esse appartenenti alla famiglia delle musacee, sono le banane, ma anche l'Heliconia:


 e la Ravenala madagascariensis (segue altra foto hawaiiana):


In inglese il nome comune della Ravenala madagascariensis è "travellers palm" (pur non essendo una palma), perchè l'acqua piovana si raccoglie alla base delle foglie e i viaggiatori un tempo la bevevano.
Se non sbaglio genere, ho visto degli esemplari anche nei giardini botanici di Madeira, e mi hanno subito colpito moltissimo per la loro splendida forma a ventaglio. Di certo, queste non si coltivano in vaso...

lunedì 27 febbraio 2012

Iris reticulata fiorita!

Alle quattro del pomeriggio, arrivo a casa da lavoro. Sto per infilare la chiave nella serratura, e mi sfugge l'occhio verso la serra a destra. Quasi faccio un colpo: senza che ne abbia notato le avvisaglie, i bulbi di Iris reticulata interrati a ottobre sono già fioriti! E' la prima volta che coltivo questa specie, non immaginavo fosse così svelta e precoce.


(Sopra: sul terzo scaffale partendo dall'alto, il vaso più a sinistra).
Solo poche settimane fa le foglie affiorate dalla superficie del terreno erano lunghe un'unghia:


Ma questo periodo dell'anno è pazzerello: a metà mese si battevano i denti dal freddo, adesso devo correre per il giardino per non perdermi tutti gli eventi che stanno per avere luogo: gemme che si ingrossano, fiori che sbocciano, piante che rinascono. E lì, in un vaso mezzo dimenticato, scopro queste minuscole iris blu-viola che sembrano farmi la linguaccia (gialla, simpaticissima) mentre le osservo:


A dir la verià in autunno le ha interrate mio marito: sarebbe stato meglio mettere terra fin quasi al bordo del vaso, ma pazienza, mi godo i fiori lo stesso (per chi gli interessasse, il vaso ha un diametro di trenta centimetri).
Due parole sull'Iris reticulata: originaria del Caucaso, è una specie minuscola, alta al massimo quindici centimetri. Coltivarla è veramente semplice, chiede solo una posizione soleggiata una volta messi i bulbi in terra, anche in vaso. I fiori della varietà botanica (quella che ho io) sono profumati, ovviamente non sono adatti ad essere recisi. I bulbi di Iris reticulata si trovano facilmente in commercio nei vivai, quelli che ho acquistato io in provincia di Verona erano in vendita a meno di tre euro. Proprio il loro aspetto dà il nome a questa pianta: sono di colore chiaro, tracciati da sottili linee che sembrano quelle di una rete.

venerdì 24 febbraio 2012

Un'altra orchidea: il Dendrobium.


Genere tra i più numerosi della famiglia delle orchidee (trent'anni fa se ne contavano 900 specie, oggi siamo arrivati a oltre 1600), è composto da esemplari che in natura vivono negli habitat più disparati, quindi con esigenze colturali, forma e dimensioni molto diverse tra loro. Pensate che alcune specie sono decidue, altre sempreverdi.
Il Dendrobium della foto è un recente acquisto da vivaio, una specie molto facile da coltivare e che in commercio si trova in vendita con fiori di colori differenti (bianco, rosa, viola, ecc.). Richiede una posizione luminosa, ma non sole diretto, che lo fa "soffrire", e temperature sopra i 13 gradi. In estate potete "portarlo fuori", in un posticino riparato dalla luce eccessiva.
A differenza delle Phalaenopsis, i Dendrobium chiedono innaffiature più frequenti, e in inverno sono meno soggetti al marciume. Quando riuscirete a farli fiorire con le vostre cure (non perchè li prendete in boccio al vivaio) vi lasceranno senza fiato per lo spettacolo e la soddisfazione.
Le radici sono diverse da quelle delle Phalaenopsis, il vaso non deve essere trasparente:


Personalmente, ritengo però che il Dendrobium sia una pianta che richiede di essere parecchio seguita, per un motivo: i fiori si formano sui rami nuovi (quelli dell'anno precedente), e per rivedere fiorito il vostro esemplare dovrete regolarmente eseguire talee o separare i giovani fusti, insieme a qualche ramo dell'anno prima, per trasferirli in altri vasi (se volete continuare a coltivare il vostro Dendrobium in vasi piccoli, altrimenti potete lasciarlo così com'è, col rischio però che il vaso si costipi di radici). Quest'orchidea è anch'essa epifita, e si sviluppa in modo simile al bambù, producendo nuovi pseudobulbi (i "rami", i "tronchetti"  di cui è costituita, che hanno funzione di riserva idrica) da terra.


La riproduzione del Dendrobium quindi si effettua per divisione dei cespi. Il terreno migliore è un composto di tre parti di corteccia e una di sfagno. Concime: quello specifico per orchidee, da somministrare ogni due settimane nel periodo vegetativo (riferitevi alle indicazioni riportate sulla confezione del concime).

giovedì 16 febbraio 2012

Cenni sulla coltivazione delle orchidee Phalaenopsis


Tra i fiori più affascinanti al mondo, si sa, ci sono le orchidee; e tra le più amate piante di orchidee, spiccano le Phalaenopsis. Sempre più diffuse sul mercato a prezzi abbordabili e in varietà che per forma e colore attirano i compratori come api al miele, le Phalaenopsis (dal greco: "simile a una farfalla", per via della forma della corolla e della sua leggera mobilità sullo stelo) sono un ottimo punto di partenza per il principiante che voglia accostarsi alla coltivazione di queste specie esotiche. I loro fiori durano a lungo, e sono caratterizzati da bellissimi colori (bianco, fucsia, violetto, rosa,  addirittura verdino ecc.), che sbocciano su lunghi steli che si sviluppano dall'ascella delle foglie.
Il mondo delle orchidee è composto da varietà che possono essere molto dissimili tra di loro, in termini di necessità colturali. Le Phalaenopsis sono epifite: non resistono alla siccità, ma gradiscono un ambiente caldo umido, con temperature che non scendano mai sotto i 18 gradi e con una umidità compresa tra il 60 e il 70%. Allo stesso tempo, non apprezzano nemmeno le eccessive annaffiature, che le possono portare a morte per marciume. Per farla breve, se avete una casa discretamente calda, senza aria secca, potreste tentare di coltivarne una, e con un bel successo.



In questi giorni, sta fiorendo la Phalaenopsis bianca di mia madre (nelle foto). I nuovi steli, tutti sviluppatisi in casa da questo autunno, portano quarantun boccioli -che avrebbero potuto essere di più se un giorno, spostando il vaso, mia madre non lo avesse fatto cadere causando la rottura di due piccoli steli (incidente in seguito al quale mia madre non è riuscita a proferire parola per dieci minuti, per i sensi di colpa...)-.
Questo esemplare se ne sta collocato sul davanzale di una piccola finestra affacciata a est: gode di luce non troppo forte, tutto il giorno (da evitare la luce diretta e troppo intensa). Viene concimata ogni due settimane con concime specifico per orchidee e innaffiata più o meno con uguale ritmo, evitando ristagni nel vaso.
Alcuni coltivatori, per garantire la giusta umidità alle proprie amate orchidee, le pongono sopra un piatto di argilla espansa bagnata che produce l'umidità necessaria (ma il vaso non deve assorbire quell'acqua).
Il vaso: le radici delle Phalaenopsis devono "vedere" la luce. Ricoperte da una sostanza verdognola (il velamen), hanno infatti funzione fotosintetica. Quindi, le Phalaenopsis vanno sistemate in vasi trasparenti. Il rinvaso va effettuato dopo la fioritura, con terriccio specifico.


In questi giorni, molti vivai stanno allestendo delle esposizioni di orchidee, rare o prodotte su ampia scala; cogliete l'occasione per visitarle, vedrete, di sicuro ne comprerete una.

sabato 11 febbraio 2012

Un libro da regalare a san Valentino


Visto che san Valentino si sta avvicinando, ecco un'idea da regalare al vostro partner dedito al verde: "Herbarium amoris - La vita amorosa delle piante", di Edvard Koinberg, ed. Taschen 2009.
Il volume, di grosse dimensioni, raccoglie una carrellata di bellissime foto di corolle, boccioli e gemme, un insieme delle immagini più significative per rievocare le fasi della vegetazione secondo il calendario di Linneo. Il libro infatti è diviso in dodici capitoli, ognuno corrispondente a un mese linneano: glacialis (il mese corrente, dal 13 dicembre al 18 marzo), regelationis, germinationis, frondescentiae, florescentiae ecc. La natura è rappresentata nel suo evolversi dalla stagione fredda, con "l'ultima pianta verde", alla stagione calda, il culmine delle fioriture, durante quel processo in cui anche i vegetali, che nell'ottica di Linneo hanno una sessualità, perpetuano la propria specie.
Come il botanico svedese riporta nel suo Sponsalia Plantarum (1746): "I fiori sono [...] gli organi riproduttivi delle piante, ma si differenziano da quelli degli animali poichè consideriamo vergognosi gli organi riproduttivi di questi ultimi e ci imbarazza guardarli, motivo per il quale la natura li ha per lo più nascosti in un modo o nell'altro. Nel mondo vegetale, invece, tali organi non sono affatto nascosti; al contrario, di solito sono esposti apertamente, acciocchè tutti li vedano! Sono belli e attraenti più di ogni altra parte delle piante, tanto che suscitano la nostra attenzione e il nostro affetto e attirano i nostri sguardi avidi".
Consiglio però questo libro a persone che non si infastidiscono per gli errori di traduzione e di battitura: nelle prime pagine, dove viene presentato il calendario linneano, ho notato, con mio grande scandalo, un "EL CALENDARIO FLORALE DI CARLO LINNEO" (in dialetto o in spagnolo? che titolo sarebbe?). In fondo al volume, sotto il riepilogo del mese Messis, compare una "margherita giala". Peccato. La traduzione non è stata curata per essere all'altezza delle foto che accompagna. Quelle poche parole che ci sono (il libro è quasi tutto di immagini) vanificano in parte, coi loro errori, la bellezza dell'opera.

venerdì 10 febbraio 2012

Quiz: che bulbi sono?

Il calycantus in giardino non vuole ancora saperne di far sbocciare una sola delle sue corolline, se le tiene tutte strette per paura che gelino. Ho tagliato un paio dei suoi rami e li ho messi in vaso in casa, dove, grazie al tepore dell'appartamento, hanno schiuso i fiori e inondato il soggiorno di profumo:



Se Madre Natura non dà una mano, ci si deve per forza arrangiare.
Però, passeggiando nel prato, ho notato a terra una sorpresa, un annuncio di quella primavera che queste giornatacce di freddo mi avevano fatto dimenticare:


Sapete distinguere, da questi "cenni" di foglie, che bulbi sono?
Guardateli bene, osservate il colore e la disposizione geometrica delle foglie.
Avete capito?
Siete sicuri?


Soluzione: quelli indicati con la freccia rossa sono narcisi. Quello indicato con una freccia gialla è un giacinto. Se poi mi chiedete anche il loro colore, ah cari, lo sapremo a marzo!

venerdì 3 febbraio 2012

Poca neve e tanto freddo

Alla fine, qualche fiocchetto di neve è sceso. Poca roba, durata mezza giornata. Nel prato ce n'è solo qualche sporadica traccia, segnata da quelle che sembrerebbero impronte di merlo (penso merlo, perchè il passero saltella e se ne vedrebbero due affiancate; ma non sono sicura).
Un'impronta verso destra, un'impronta verso sinistra:


Ad ogni modo, in provincia di Verona ultimamente cerchiamo di non farci mancare nulla: se c'è un terremoto, vogliamo ogni tanto esserne l'epicentro (l'ultima scossa l'ho avvertita qualche giorno fa in casa, una scena da Jurassic Park: ho visto muoversi l'acqua nella bottiglia e sono schizzata fuori, tra il cigolio di mobili e lampadari. Le piante dondolavano divertite nella serra del sottoscala).
E se deve venire il freddo siberiano, ci teniamo ad essere la seconda città più fredda d'Italia. Alle cinque di mattina, in giardino, stamattina la temperatura era di -11 gradi. In serra è scesa pericolosamente attorno ai 2-3 gradi.
Nel pomeriggio ho controllato le piante: il limone ha diverse foglie gialle, non sono molto contenta; begonie, hippeastrum e violette sono invece in buone condizioni.


Nel momento in cui scrivo (ore 18.45) il termometro è già sceso a 0 gradi. Sono in apprensione per l'albuca spiralis, che finora si è difesa degnamente. Le indicazioni del cartellino del vivaio la descrivono capace di sopportare fino ai 5 gradi. Mmmh, per stanotte devo fabbricarle il cappottino?

mercoledì 1 febbraio 2012

Neanche un fiocchetto di neve

Niente. Tutti scrivono post o inneggiano su FB alla neve che gli cade in giardino. E da me, neanche un fiocchetto. Un cincinino, un granellino, un pulviscolino, non chiedo tanto. No, solo freddo. Cielo coperto e un'aria che ti passa la voglia di uscire di casa.


Gli uccelli scendono nell'orto e raspano col becco in terra, tristi poveretti, alla ricerca di cibo. Gli ho buttato qualche pezzetto di mela, più tardi vedo se ho qualcosa da sbriciolare per loro.
Una merla e un passero frugano tra le foglie secche della zona incolta dell'orto. Si mimetizzano perfettamente (nella foto li ho indicati con due frecce, rosse per la merla e verdi per il passero). Ho scattato la foto da dietro la finestra, di nascosto, perchè scappano subito se vedono movimento o se si sentono osservati dagli esseri umani.


Una coppia di tortore, infreddolite, si sono appollaiate stabilmente sulla pianta di cachi (sulla quale da tempo non c'è più neanche un frutto, tutto è stato divorato dagli storni). Ce ne sono di piante nei paraggi, ma loro stanno qui, forse perchè sanno che nessuno farà loro del male (nella foto seguente, sono indicate da due frecce fucsia. Anche in questo caso, l'immagine è stata scattata di nascosto, da qualche metro di distanza). Hanno scelto bene: è il mio orto!


A guardarle, io, con la mia speranza di neve, mi sento egoista. Probabilmente, le tortore staranno invece pensando: "speriamo che non nevichi"!