mercoledì 30 maggio 2012

La mia rosa è la mia rosa è la mia rosa


Anni fa, prima che ci fosse l'orto, nel mio quadratino di terra mia madre coltivava un giardinetto (poi l'ho esautorata). Vicino alla rete di confine, aveva messo a dimora una rosa di un bellissimo colore arancio sfumato (sembrava quello che si vede a volte all'aurora intorno al sole), un innesto su un'altra rosa meno bella ma più forte. Un inverno, l'innesto è morto, ed è rimasto il portainnesto. Nessuno lo ha più curato. Subentrata io col mio orto, ho portato avanti le mie aromatiche, poco interessandomi alla vecchia rosa rimasta lì, sempre più nascosta tra l'origano, la salvia e la gramigna.
Col tempo, ho cominciato a impietosirmi per lei: di varietà sconosciuta, e di caratteristiche ordinarie (per capirsi, non è di certo la rosa di un qualche celebre giardiniere inglese), è straordinariamente tenace, e anche quando viene colpita dagli afidi non molla, fiorisce, senza concimazioni, senza complimenti, senza sguardi che la ammirino.
Questa primavera l'ho liberata dalle troppe erbacce, ormai più alte di lei. Tra le volute dei rami di caprifoglio, tra le spighe dei boccioli di salvia, tra i riccioli del parthenocissus, ora è in fiore, senza neanche un pidocchio o una macchietta nera, ma non l'ho trattata con lo spray. Gli insetti "buoni" la stanno visitando, il suo portamento è nobile, da regina delle piante; anche se sta in un comunissimo orto si staglia fiera e allunga rami come fossero scettri. Per me è come la Rosa per il Piccolo Principe: l'unica del mio pianeta-orto, è orgogliosa e piena di sè, ma tant'è, non sarebbe una regina-rosa se non si facesse rispettare, e io ne ho cura proprio per questo... 


venerdì 25 maggio 2012

Le mie fragole da record


Complice la pioggia abbondante dell'ultimo mese, alternata a sporadici giorni di sole molto forte, quest'anno nel mio orto ho la soddisfazione di un raccolto record per quanto riguarda la grandezza delle singole fragole. Sì, perchè di raccolti abbondanti ne ho fatti anche negli anni passati; ma di raccogliere fragole del peso di 35 grammi l'una non mi era mai successo!
Forse ne andrà un po' del sapore, ma dal profumo mi pare che il risultato sia comunque buono. Alcuni frutti ho dovuto raccoglierli anche se non maturissimi: temevo che marcissero sulla pianta (qualcuno ha fatto questa fine, ma si tratta di casi rari). Le formiche sono già passate all'attacco, e su tre o quattro fragole hanno rosicchiato dei buchetti. Si vede che apprezzano anche loro.



La cosa interessante è che le piante non hanno sofferto per lo sforzo della produzione (almeno non fino ad adesso). Gli altri anni rimanevano con le foglie sbiadite, praticamente bianche, come se il fruttificare avesse risucchiato tutte le loro energie. Era a causa della clorosi ferrica. Nessun concime specifico ovviamente rimediava al problema, solo il tempo le vedeva rinvigorirsi di nuovo. Quest'anno, in aprile, con mio marito le abbiamo cosparse di cenere: probabilmente questo le ha aiutate. La cenere di legno infatti contiene fosfati, che loro gradiscono.
Anche le fragoline di bosco, nel loro piccolo (anzi, nel loro piccolissimo) si stanno impegnando bene. Le coltivo da tre o quattro anni in un vaso lungo e stretto. Non le ho mai rinvasate, lo farò terminata la fioritura, ormai sono troppo numerose. Le fragole dal fiore rosso hanno confermato invece il loro carattere selvatico, producendo pochi frutti, un po' deformi e con semi duri. Che strana varietà.


Ecco le regine del raccolto sulla bilancia:



martedì 22 maggio 2012

Papaveri selvatici bianchi

Papaveri bianchi. Sul ciglio di una stretta strada asfaltata tra i campi. Una di quelle che conosci solo se abiti nelle vicinanze. Quelle strade che ci passano sì e no quelli che ci abitano. I contadini.
I papaveri bianchi li vede mio marito, mentre passiamo di lì in bicicletta. Cavolo, io non mi accorgo mai di niente, e questi sono proprio sotto il mio naso di amante del giardinaggio.
Non ne avevo mai visti. Qualcuno di voi li conosce? Ce n'è un cespuglio, uno solo, in mezzo a quelli -tantissimi- rossi.
Subito penso. Non sono la stessa cosa di quelli rossi, che non sono fiori, ma puro colore, capaci, in mucchio, di incendiare un campo intero anche nei giorni di pioggia. I papaveri sono il Rosso, il Colore più ardente, quattro petali fragili dipinti di fiamma. A questi bianchi, il colore rosso gli manca. Potrebbero essere fiori come tanti, i papaveri bianchi. A casa li rivedo in foto. Hanno le corolle spettinate nella brezza primaverile, come i loro fratellini rossi. I papaveri, fiori stropicciati, sembrano donnine distratte coi capelli arruffati. Visti così, però, in quelle pose piegate nel vento, i papaveri bianchi mi fanno venire in mente Marilyn, la sua lievità, quella gonna svolazzante sopra la griglia della metropolitana. Un'immagine sempre generosa, quella di Marilyn, che non si sottrae mai ai suoi ammiratori. Un'unicità che rende quasi soli, troppo belli per essere veri.


Per le strade di maggio, questo "peluche" che sembra neve d'estate. I filetti d'erba sbucano fuori, come da una nebbia bassissima.

Davanti a me, questa acacia, grande, frondosa. Fiori abbondanti, profumati. Una nuvola di fiori bianchi. Dietro all'acacia, un'altra grande nuvola bianca, ma questa è davvero una nuvola. Gas, vapori, sbuffi di nebbia che si rimescolano, si rincorrono e si accavallano per l'aria.
Maggio. Quando la primavera dà tutto, tanto e tanto, senza riserve. Più di quello che abbiamo seminato, più di quello che abbiamo aspettato e sperato, e calcolato. Maggio è il potere della natura, Natura cioè "quello che è nato", e adesso non solo è nato, ma straripa, eccede, ci inonda.


P.S.: dopo tutte queste mie belle parole, vi segnalo che tre giorni fa ho ripercorso la strada di campagna dove ho avvistato i papaveri bianchi la prima settimana di maggio, per vederli di nuovo e magari raccoglierne i semi. Di loro non c'è più niente, tutta l'erbaccia che cresceva lungo la rete di recinzione è stata bruciata con un diserbante dal contadino proprietario del campo attiguo. Non ho altro da aggiungere. Anche Marilyn è morta prematuramente... che peccato.

giovedì 10 maggio 2012

Fiori puzzolenti: il giglio voodoo.

Ve lo ricordate? Il personaggio interpretato da Meryl Streep ne Il diavolo veste Prada detestava le fresie. Non le voleva nell'allestimento dei bouquet. Qualche mese fa, Madonna ha fatto una figura barbina mentre insultava, senza sapere di essere ripresa, un mazzo di ortensie offertole da un fan - lei preferisce le rose, e di recente ha prodotto un profumo alla gardenia e alla tuberosa, ma le ortensie no!
Secondo me, queste signore fanno le schifiltose perchè non hanno mai annusato la fragranza appestante del cosiddetto "giglio voodoo":


Altrochè rosa fresca e aulentissima. Con mia madre, ne abbiamo acquistato -ignare- due bulbi a una fiera vivaistica più di un mese fa. Il cartello diceva: "bulbo che cresce senza acqua e senza terra". La curiosità ci ha spinte a provare a coltivare questa specie. E' vero, cresce senza acqua nè terra. Mia madre ha messo il bulbo in un bicchiere di vetro e quello ha fatto tutto da solo. Confesso che la foto del fiore aperto sul cartello mi ricordava vagamente quella dell'amorphophallum. Specie famosa per le modalità della fioritura, e per la "puzzevolezza" del fiore. Mai avrei creduto però che quei cosetti che stavamo per portarci a casa, una volta fioriti, avrebbero emesso un tanfetto così orrendo da dover lasciare il bulbo fuori dalla finestra, accolto dal tripudio delle mosche dei dintorni che lo hanno omaggiato di continue visite di adorazione:


Anche la mia amata Albuca spiralis -cui ho già dedicato diversi post- in questi giorni ha alzato il suo grappolino di fiori, che sta aprendo uno ad uno. Gioia dei miei occhi. Che insetti ci sono da attirare dove l'albuca cresce spontaneamente? boh. Quando si è aperta la prima corolla, spostando il vaso più al sole ho avvertito un fetorino che avevo sentito anche l'anno scorso, quando ho acquistato la pianta in vivaio. All'epoca, tra me e me mi ero arrabbiata perchè credevo che i vivaisti avessero impuzzolito tutti gli esemplari di albuca sullo scaffale con un antiparassitario spray che si usa per le piante domestiche. Un odore pungente da prodotto chimico avvolgeva la mia amica vegetale, una roba fastidiosa. Ma adesso, spostando il vaso, ho scoperto sbigottita che invece quell'odore da spray sintetico è proprio la mia pianta in fioritura a produrlo!
Albuca, grazie al tuo olezzo, sulle piante intorno a te non c'è neanche un pidocchio!

sabato 5 maggio 2012

Come costruire un essiccatoio.

Maggio ci porta piante aromatiche ben floride, nel pieno del loro rigoglio dopo il risveglio vegetativo. La melissa e la menta sono rispuntate dalle loro radici, la salvia, il rosmarino e l'alloro hanno messo nuove foglie, e tanti altri profumi dell'orto sono tornati intensi. E' ora di raccoglierli per insaporire i cibi o per profumare gli ambienti, ma anche per essiccarli per conservarli per l'inverno, o per farne dei pot pourri da regalare agli amici.
L'essiccazione delle erbe si può fare in diversi modi, dipende dalle specie che volete disidratare (il primo maggio ho pubblicato un post sintetico sull'argomento; andate a dare un'occhiata). Se volete ricorrere a un modo semplice, vi illustro ora come costruire un essiccatoio artigianale, comodo ed economico. Io l'ho posizionato  nella serra nel sottoscala, che ormai non mi serve più per proteggere le piante, ma che così mi torna utile per tenere le "seccagioni" in un luogo asciutto, ventilato (se lascio la serra con la porta aperta, s'intende...), protetto dalla luce diretta. E soprattutto fuori di casa e dai piedi, nonchè lontano dai cani.

Per creare il vostro prodigio in dimensioni di 40x50 cm (come quello che ho fatto io), necessitate di: 5 listelli di legno non grezzo lunghi 200 cm e larghi 200 mm (di abete vanno bene, sono solidi e leggeri); una rete (la mia ha maglie di 4x4 mm, ed è di plastica, larga 50 cm; ne ho comprato una lunghezza di circa 2,5 m); una pistola graffatrice; a scelta, lastrine angolari di piccole dimensioni, meno spesse dei listelli; viti e vitine. Abbiate sotto mano un metro misuratore, forbici, seghetto. Se acquistate il materiale in un hobbycenter, fatevi tagliare sul posto i listelli: se li avete presi delle misure come quelli che ho scelto io, chiedete che due siano tagliati in quattro pezzi ciascuno di cinquanta centimetri; gli altri listelli, in pezzi di quaranta centimetri. Perchè? semplice: dovrete costruire delle cornici da coprire con la rete. Le cornici che ho costruito io, come già accennato, misurano 40x50 cm, sono maneggevoli e non troppo piccole. Ma ognuno può scegliere di farle delle misure che preferisce.
Il materiale nelle misure suggerite da me vi permetterà di costruire 5 vassoi con l'avanzo di un listello di 40 cm. La mia spesa, compresa la graffatrice e i punti di ricarica, è stata intorno ai 40 euro.

Primo passo: se non ve lo hanno fatto all'hobbycenter, tagliate gli angoli dei listelli a 45 gradi (tagliate così tutti gli angoli dei listelli da 50 cm e di 8 listelli da 40 cm), e disponeteli per formare la cornice dell'essiccatoio. Uniteli con le graffe metalliche, prima su un lato, poi sull'altro. Maneggiate con cura perchè la cornice non sarà molto solida.
A scelta, potete rendere gli angoli ancora più fermi aggiungendo le lastrine angolari; ma a lavoro ultimato, vedrete che per degli essiccatoi piccoli non servono.
Secondo passo: stendete bene la rete sulla cornice, perchè risulti piana ugualmente in ogni punto, e fissatela con altre graffe metalliche. Tagliate la rete in eccesso.














Terzo passo: sui lati corti, fissate due dei listelli da 40 cm a cui non avete tagliato gli angoli, con le viti.
Voilà: i vassoi che avrete costruito saranno impilabili. Se avrete acquistato le mie stesse quantità di legno, il vassoio più in alto non avrà i due listelli per impilarlo (vi sarà avanzato solo un pezzetto da 40 cm). Valutate bene quindi quanti vassoi vi occorrono e quanto legno dovete prendere. Notate che ho detto di acquistare legno non grezzo: questo perchè dovrete spesso maneggiare le cornici e non vale la pena di riempirsi le dita di schegge.
Siete pronti per seccare tonnellate di erbe aromatiche? Se non sapete quali scegliere, andate a vedervi il post precedente, intitolato "Come essiccare le erbe aromatiche".



martedì 1 maggio 2012

Come essiccare le erbe aromatiche.

La stagione, per molte aromatiche, ormai è matura: tante si sono abbondantemente sviluppate, e possono essere raccolte per essere cucinate o essiccate.
In questo post parliamo di essiccazione. Si comincia ovviamente procurandosi le piante da disidratare. La raccolta delle foglie e dei rami che vogliamo conservare è un passaggio delicato, perchè va fatto in momenti precisi della vita della pianta, per sfruttarla nei periodi di maggior rigoglio e di maggior contenuto di olii essenziali. In genere, le ore migliori sono quelle del mattino o della sera, quando la pianta è più idratata, a seguito del riposo notturno o dell'innaffiatura serale. Molte specie, inoltre, sono più ricche delle proprie essenze appena prima della fioritura. Ma non tutte.
Ogni esemplare vegetale, non serve dirlo, ha le proprie caratteristiche: qualcuno può essere interessante per l'aroma delle foglie, qualcun altro per le radici o addirittura per i fiori. La sua struttura può essere più o meno vigorosa, e questo richiede diversi trattamenti di essiccazione. I principali sono: l'uso di vassoi essiccatori (ne vendono anche di elettrici); l'asciugatura dei mazzi di steli appesi a testa in giù in un locale fresco e possibilmente buio (per preservarne aroma e colore lontano dalla luce diretta del sole); l'essiccazione in forno o nel microonde (metodo veloce). Si può dire che, a grandi linee, il metodo per appendimento dei mazzi è più adatto alle piante con foglie robuste o addirittura coriacee, o con steli lunghi, tipo l'alloro o l'aneto. Forno e microonde vanno usati: il primo tiepido; il secondo per un paio di minuti alla massima potenza.
Alcune specie invece tendono a perdere troppo del loro sapore una volta disidratate: meglio congelarle.

Faccio un elenco -giusto per dare un'idea- delle erbe aromatiche più diffuse e delle modalità di raccolta e di essicazione a loro più congeniali:
ACHILLEA: raccogliere i fiori al culmine della fioritura, appena prima che compaiano i semi, ed appenderli a testa in giù in mazzi di sei-dodici in ambiente asciutto ed aerato.
ERBA CIPOLLINA: impedire che la pianta vada in fioritura (i fiori la inducono a rallentare la produzione di nuovi steli; io però li lascio perchè sono molto belli); quando le si consuma, tagliare le foglie quasi al piede, e non a metà lunghezza. Meglio utilizzarle fresche, ma possono anche essere essiccate o surgelate sminuzzate.
ANETHUM: le foglie dell'aneto possono essere colte in qualsiasi momento, e usate fresche, secche o congelate. Anche i semi, freschi o secchi.
DRAGONCELLO: fresco, le sue foglie possono essere raccolte in qualsiasi momento. Essiccato o congelato, la raccolta va fatta a inizio estate e inizio autunno.
LIQUIRIZIA: le radici sono pronte ad essere raccolte tre anni dopo la crescita.
ALLORO (LAURUS NOBILIS): consumabile fresco o secco, i rami fogliari vanno appesi a testa in giù. Ocio che la Kalmia latifolia, ovvero l'alloro di montagna, è velenoso. Non confondeteli.
MELISSA: raccogliere le foglie fresche prima della fioritura, spargerle su un vassoio essiccatore oppure, perchè mantengano il colore, seccarle in forno tiepido. Utile per tisane o per pot-pourri.
MENTA: raccogliere le foglie prima della fioritura, essiccarle su vassoio, oppure a mazzi (se il tipo di menta ha una buona robustezza). Simile trattamento per le foglie di SALVIA (che io preferisco seccare con la pagina superiore rivolta in basso, così non si arriccia).
BASILICO: secco, perde presto il suo aroma; meglio congelarlo. Impedire che vada in fioritura. Lo stesso vale per il PREZZEMOLO.
ORIGANO, MAGGIORANA, PERSIA GENTILE: danno il meglio quando sono colte con i fiori in boccio. Tagliare i rametti all'altezza del secondo ordine fogliare, e far asciugare in ambiente buio e ventilato.

Si raccomanda di accertarsi approfonditamente di quale specie si stanno per consumare le parti, onde evitare di avvelenare se stessi e il prossimo.
Nel prossimo post illustrerò i passi per costruire un vassoio di essiccazione artigianale (come quello nella foto).
E voi, avete altre esperienze di conservazione dei vegetali? qualche trucco segreto o consiglio ereditato dalla nonna?