sabato 31 maggio 2014

Libri di giardini e di rose - con mistero

Concludo il mese di maggio con la recensione di un paio di volumetti che ho da poco finito di leggere.
Nuovissimo il libro di Andrea di Robilant: Sulle tracce di una rosa perduta. Uno scrittore. Un fiore misterioso. Un viaggio tra storia e giardini, ed. Corbaccio, 195 pp., rilegato, euro 14,90. L'ho acquistato si può dire alla cieca, non ne avevo letto ancora alcuna recensione, nonostante sia segnalato sul numero di maggio n. 361 di Gardenia. La trama è semplice, e si tratta di un'esperienza reale: lo scrittore di Robilant, autore di alcuni libri di carattere storico incentrati sulle vicende dei suoi nobili antenati veneziani, un'estate visita il paesino di Alvisopoli, fondato nella seconda metà del Settecento dal suo quadrisnonno, il doge Alvise Mocenigo. Nel giardino della villa padronale in cui abitarono i suoi avi, spazio verde ormai quasi lasciato a se stesso, di Robilant viene informato della presenza di una rosa di cui nessuno conosce l'origine, detta "moceniga", ma che indubbiamente sta lì sin dal progetto originario del giardino. Di Robilant comincia una lunga ricerca per scoprire la catalogazione e quindi il vero nome di questa rosa antica. L'intento lo porterà a conoscere e frequentare rodologi di fama internazionale ed esperti in rose coltivatori di stupende collezioni private, come i coniugi Garlant. Passo dopo passo, si delineano le vicende che avrebbero portato la rosa moceniga ad Alvisopoli dalla Francia, e di Robilant intuisce che la specie di appartenenza della sua beniamina potrebbe essere quella delle rose cinesi...
Ho iniziato a leggere questo libro col naso un po' alto: lo stile narrativo di di Robilant è essenziale, senza infamia e senza lode. Ma la storia, che a sua volta si apre su tanti altri racconti che hanno per protagoniste le rose e il loro ruolo nelle relazioni umane, mi ha presto coinvolta, e ho sfogliato ogni pagina con curiosità crescente. Sebbene non sia opera di un esperto di giardinaggio o di un vivaista famoso, il libro fornisce informazioni utili per chi voglia approcciarsi all'affascinante mondo delle rose. Interessante il capitolo dedicato all'incontro col professor Mancuso (autore, assieme ad Alessandra Viola, del volume Verbe brillante. Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale, ed. Giunti 2013) e alle ultime ricerche scientifiche in merito al riconoscimento di piante dalla varietà ignota.

Diverso e più sfaccettato l'argomento affrontato da Jorn de Précy, nel libro E il giardino creò l'uomo. Un manifesto ribelle e sentimentale per filosofi giardinieri, a cura di Marco Martella, ed. Ponte alle grazie, 125 pp. Si tratta della prima pubblicazione italiana dell'unico testo lasciato da de Précy, un nobile inglese di origini islandesi e bretoni dalla vita molto appartata, che si dedicò quasi esclusivamente al suo giardino di Greystone, nell'Oxfordshire.
Ormai anziano, de Précy stende quello che è il suo "testamento di giardiniere". Deprecando il disinteresse dei suoi contemporanei per la natura e il paesaggio, e soprattutto l'aggressività dimostrata da questi verso la poesia dei luoghi creati autonomamente dalle piante, de Précy rilancia il profilo di quello che dovrebbe essere, secondo lui, un vero giardiniere: una persona in grado di cogliere lo spirito degli spazi sui quali va a mettere mano, interpretandone e seguendone il genius loci, senza prevaricarlo con scelte artificiali e insensibili al mistero e alla poesia che la natura sa trasmettere con l'architettura degli alberi e il silenzio dei fiori.
"Un giorno (quanti anni avevo? Quattordici? Quindici?), mentre camminavo senza meta sulle colline nude, perduto in chissà quali pensieri tormentati come spesso accade durante l'adolescenza, mi imbattei in un boschetto di betulle. Erano disposte in cerchio, un cerchio perfetto, come tracciato col compasso. Le loro cortecce argentate, biffate di nero, attirarono prima i miei occhi, poi la mia mano. All'interno del cerchio, colpite da un raggio di sole, mi apparvero in mezzo all'erba e al muschio le corolle color malva di minuscoli ciclamini. Le betulle mi invitavano a entrare in quel cerchio. [...] Chiusi gli occhi. Quando li riaprii mi parve che, inspiegabilmente, l'universo intero mi si offrisse alla vista. [...] <<E' dunque questo, un giardino...>> dissi a me stesso, la gola serrata".
Bellissima questa illuminazione iniziale, che mi ha molto colpita. Il testo per me è poi proseguito piacevolmente, solo si è fatto sempre più evidente, man mano che leggevo, che le intuizioni dell'autore -accompagnate da romantiche osservazioni sempre in bilico tra nostalgia per un passato arcadico e polemica contro l'indifferenza della modernità-, se erano una grande novità per gli inizi del Novecento, nella nostra epoca hanno già trovato tante altre voci a sostenerle (pensate ad esempio a Gilles Clément).
Niente di nuovo quindi, per quanto riguarda il sollecito al ritorno all'amore per i giardini naturali, volontariamente opposti all'invadenza calcolatrice degli spazi del progresso umano. Ancora da rivalutare, invece, l'accorato monito di de Précy a prendersi l'impegno, coltivando un giardino, ad ascoltare l'intima voce della natura e ad assecondarne il carattere indomito e sentimentale.
Nella fretta di risolvere altre mie questioni, terminato il libro non mi sono presa la briga di approfondire una misteriosa postilla lasciata dall'editore sull'autore del libro. Ho poi scoperto un importante, come dire, "risvolto" sulla vita di de Précy, che vi consiglio di leggere solo a libro concluso. Qui la chiave del piccolo enigma. Fatemi sapere le vostre impressioni.

giovedì 22 maggio 2014

Meno male che ci sono le rose romantiche

Cosa sembrerebbe il mio orto-giardino se non ci avessi piantato delle rose? Un pezzo di terra diviso a rettangoli dove perfino l'erba fa schifo. I miei risultati giardinicoli di quest'anno, infatti, non sono propriamente confortanti:
- i semenzali di zinnie nane e di altre annuali sono state rasate a zero dalle lumache;
- le semine di rampicanti non sono proprio germogliate. Forse, in alcuni casi, ho usato semi troppo vecchi;
- la camomilla è stata seminata due volte ma non ha voluto dare il benchè minimo segnale di vita. In compenso, penso per sbeffeggiarmi, ne è nata una piantina per i cavoli suoi in un'altra aiola, dove non avevo sparso niente, ma forse c'era qualcosa lasciato dalle piante dell'anno scorso;
- il prato è verde a macchie grazie alla presenza di un po' di gramigna e a qualche altra pianta selvatica. Seminato, le formiche hanno pensato bene a impossessarsi di tanta manna portandoselo nella tana con un tragitto sottile e nero che attraversava metà giardino, e che spariva in un buchetto sotterraneo sotto una lastra di marmo;
- alcune perenni erbacee che mi sono procurata l'autunno scorso non si sono ripresentate all'appuntamento di primavera: molte echinacee, ad esempio, non sono proprio sbucate dal terreno. Altre  stanno ripartendo ora dopo essere state attentamente decapitate da chiocciole e limacce per almeno due volte. E che caspita.


Se non fosse per la presenza di due rose Tantau, il mio giardino in questo periodo sembrerebbe un po' sconsolato.
La prima, di cui mi sono innamorata "per procura", vedendone l'immagine su un manuale, e che poi ho acquistato ad Orticola 2013, è la "Nostalgie" (che non so se si pronunci alla tedesca nòstalghi o alla francese nostaljì, e allora io la chiamo nostalgìa, così sa un po' di canaglia):


Bella, con questi fiori quasi magici, robusta, sana, a cespuglio compatto, e pure profumosa.


La seconda Tantau, arrivata quest'anno, l'avevo intravista in esposizione in un vivaio un mese fa, in mezzo ad altre rose stupende. Lei però aveva un tocco d'oro al centro del fiore, un profumo irresistibile, una grazia delicata nello schiudere i boccioli... Rosa Chippendale, che solo dopo averla portata a casa ho scoperto essere un'altra Tantau:


Rosa Chippendale, Tantau 2005, è una floribunda arbustiva dalla crescita forte e robusta e fogliame verde brillante. Appena messa a dimora a metà aprile si è subito ambientata e accresciuta. I fiori, di colore rosa-arancio scuro, dalla forma piena a coppa antica, in base alle condizioni climatiche ed allo stadio di fioritura mutano da un giallo pesca ad un rosa albicocca o rosa brillante. Rifiorisce molto bene ed ha un inizio molto precoce. Un po' soggetta agli afidi, ma non se ne fa scoraggiare.

 
Le rose nostalgiche sono rose molto eleganti e dai fiori generalmente doppi, profumati o non. Ottime per ricavarne fiori recisi, stanno bene coltivate in piccole masse. Di aspetto "romantico", devono la loro produzione e la sempre più diffusa commercializzazione al successo strepitoso ottenuto dal celebre David Austin che, negli anni Settanta, dopo decenni di declino delle rose antiche e vecchio stile non rifiorenti, a fronte della diffusione delle più robuste ibride di tè, lanciò le cosiddette Rose Inglesi, incrocio tra rose antiche, ibridi di Tè e Floribunda. Assieme a lui, anche altri rosicoltori accettarono la sfida: Graham Stuart Thomas, Peter Beales, Gerd Krussman, Lorès, André Eve ricostituirono negli anni un patrimonio storico di varietà di rose che stava andando perduto. 
I vivai Tantau, Schultheis, Meilland e Harkness fanno parte della schiera di quelli che, ispirandosi a queste nuove tendenze, immettono sul mercato nuove rose resitenti al gelo, alle malattie e allo stesso tempo capaci di produrre corolle importanti e dai colori luminosi.
Un esempio è appunto "Nostalgie", presentata nel 1995. Profumata, adatta alla coltivazione in vaso e in piena terra, vuole il pieno sole ed apre fantastici fiori globosi dal centro bianco-crema e i bordi rosso-cicliegia, che si scuriscono (diventando sempre più rossi) in base alla quantità di sole che ricevono. La pianta raggiunge il metro di altezza, ed ha bellissime foglie verde scuro su cui le rose, bicolori, spiccano benissimo. Sebbene, per il portamento alto e compatto e la predisposizione al fiore da taglio, la "Nostalgie" sia di solito classificata come rosa da bordura, l'aspetto dei fiori dalle corolle ampie e seducenti la fanno rientrare tra quelle definite "Noble".


In genere, infatti, si tende a distinguere, tra le tante categorizzazioni che si possono fare delle rose da giardino, tra quelle da bordura, a loro volta divise tra "Polyantha" e "Floribunda", e le "Noble", rose classiche ma anche delicate. Le nuove varietà che continuano a comparire oscillano tra uno e l'altro gruppo, e spesso è difficile assegnarle ad uno specifico (come nel caso della "Nostalgie", che ha il portamento da bordura e il fiore da nobile).
Sono rose da bordura: "Aprikla", "Bonica 82", "Edelweiss", "Escapade", "La Sevillana", "Leonardo Vinci", "Queen Mother", "Sommermorgen". Fanno parte delle rose noble: "Barkarole", "Belle Epoque", "Erotica", "Gloria Dei", "Montezuma", "Rosemary Harkness", "Silver Jubilee", "Typhoon".

Faccio la saputella in rodologia, ma in realtà prendo queste informazioni da un ottimo manualino: Rose. Piccola enciclopedia. Varietà, origini, accostamenti, coltivazione, di Andrea Rausch, ed. Gribaudo, trad. italiana del 2005. Qua e là sono dispensati consigli vari sulla coltivazione e sull'uso culinario delle rose.
Ho consultato anche il libriccino fotografico: Rose, Paul Starosta e Eléonore Cruse, ed. De Agostini, 2002.

Nostalgic Roses is a variety of Rose that stands for: large flowers, perfume intense (but sometime no perfume), many sweet colors, varieties healthy and bushy. They look very romantic. I got two nostalgic roses in my garden, "Nostalgie" and "Chippendale" (both from Tantau plant nurseries). Nostalgic Roses have been producted after the great success of the creations of David Austin, the English Roses. Austin revalued the ancient roses, forgetted by gardeners after the discovery of the Tea Roses.

lunedì 19 maggio 2014

Liebster award!

In questi quasi tre anni di blog, mi è stato offerto qualche premio che ogni tanto gira in rete, ma solo una volta ho accettato. Questa volta me ne è stato offerto un altro, il Liebster Award, un piccolo riconoscimento per i blog con meno di 200 seguaci, e non ho potuto rifiutare. Perchè... mi arriva da Un Giardino in Diretta, un bellissimo blog che è nato quasi contemporaneamente al mio, per cui...siamo cresciute insieme! Io lo seguo molto soprattutto su Fb, dove i contatti sono più immediati e diretti. Voglio quindi ringraziare UGiD per avermi pensata, e rispondo subito alle domande previste dal "gioco":

Immagine rubata a Un Giardino in Diretta. Pigra io!

  1. Perché hai aperto il tuo blog? Per condividere con più persone possibili la mia passione per il giardino.
  2. Quale è stato il momento di maggior soddisfazione nella tua vita di blogger? Tutte le volte che sono stata contattata da altri blogger o persone con il mio stesso interesse per le piante semisconosciute che invece meriterebbro più attenzione.
  3. La tua passione per il verde si esprime in un giardino, in un balcone o su un davanzale? Prevalentemente in giardino.
  4. Ti piace di più il "pronto effetto" o sei un giardiniere paziente che spesso riproduce piante da talee o da semine? Sono abbastanza paziente, ma anche un po' pasticciona con le talee :-)
  5. Hai una "lista dei desideri"? E' molto lunga o ragionevole? E' infinitaaa!!!
  6. Qual è la pianta per cui faresti follie per averla? Mah, penso spesso a una qualche varietà di Plumeria.
  7. Frequenti mostre, fiere o eventi vivaisti? Quali? Un po' di tutto questo, tra le fiere sono stata più volte alla Fiera di Vita in Campagna.
  8. Hai mai comprato piante on line? Come è andata? Finora mai, ma prima o poi...
  9. Qual è il libro preferito nella tua biblioteca verde? Ce ne sono diversi, uno di Delfina Rattazzi (Insospettabili giardinieri) e uno di Renato Ronco (Il giardino delle regole infrante).
  10. Nella tua vita quotidiana condividi con qualcuno o con una associazione la tua passione verde? Mmmh, pochissime persone, per questo frequento i blog, mi permetteno di condividere idee anche con dei professionisti che abitano molto distante da me.

Nomino ora, a mia volta, altri dieci blog che meritano un po' di visibilità e che a loro volta dovranno:
  1. Ringraziare e linkare il blogger che ha presentato la candidatura (moi, Orti in progress)
  2. Rispondere alle 10 domande poste da chi ci ha nominato
  3. Nominare altri 10 blog con meno di 200 followers
  4. Proporre ai candidati 10 domande
  5. Comunicare ai blogger scelti loro la nomina (da blogspot o da Facebook o da dove si vuole).
Voilà le mie nominescion (considerato però che non di tutti ho trovato l'elenco dei follower, se qualcuno ne ha più di 200 mi facci sapere):
  1. Blogredire
  2. Nel giardino di Rosita
  3. Terre basse
  4. Aperta-mentebotanicalart
  5. Losmogotes
  6. Vita da pensionato
  7. Roma inesplorata
  8. Ai piedi di una collina di betulle
  9. Giardiniere a trent'anni (che mi fa giustamente notare, nei commenti, di chiamarsi Ortolano a trent'anni...)
  10. e ultimo ma non per questo meno importante: L'Orto e... altri maestri.
E ora le mie concettualissime domande:
  1. Quando hai aperto il tuo blog, pensavi che sarebbe stato più o meno impegnativo da gestire di quello che è nei fatti?
  2. Avere un blog ti ha spinto a migliorare le tue capacità "fotografiche"?
  3. Quali sono state le cose che hai imparato di più dal frequentare altri blog?
  4. Trascorri più tempo in orto o in giardino?
  5. Il tuo post di maggior "successo"?
  6. Un post che non riscriveresti più, o che non ti sembra più adeguato ai tuoi gusti?
  7. Condividi i tuoi post anche su altri social network?
  8. C'è un blog in particolare dal quale prendi ispirazione?
  9. Ti hanno mai copiato idee, post o foto senza riconoscerti il merito?
  10. Hai mai ricevuto critiche negative? Come hai reagito?
Ecco, ho fatto la mia parte, e spero di aver offerto un'opportunità gradita a tutti i miei nominati.
Grazie ancora a Un Giardino in Diretta e ci rivediamo presto!

mercoledì 14 maggio 2014

Il giardino di Casa Biasi

A Pésina, minuscola frazione del comune di Caprino Veronese, il Primo Maggio è stata inaugurata l'apertura al pubblico del Giardino di Casa Biasi. Ho avuto modo di visitarlo qualche giorno fa.


Casa Biasi, ovvero villa Boldieri Trentini, è una villa appartenuta in passato a delle ricche famiglie della provincia di Verona. Le origini storiche dell'edificio però sono state solo parzialmente ricostruite dagli attuali proprietari, che ancora stanno effettuando delle ricerche in merito. E' assodato che Casa Biasi è stata costruita nel Settecento: le prime testimonianze catastali della sua esistenza sono rintracciabili in alcune mappe di epoca napoleonica.
Architettonicamente, l'edificio è caratterizzato da una facciata che si rifà alla struttura tripartita tipica delle ville venete. Oggi è diviso in due parti, e abitato da più famiglie non imparentate fra di loro. La cosa rileva perchè solo una delle metà dell'edificio ha la pertinenza sul giardino retrostante, quella della famiglia Biasi per l'appunto. In questo modo, il giardino si è conservato nelle sue dimensioni e struttura originarie, fino all'intervento dei Biasi, che dal 1977 hanno iniziato un'opera di recupero e di miglioria della proprietà.

il motto del giardino, un verso tratto da un poema dedicato da degli amici ai signori Biasi

Negli ultimissimi anni, al giardino è stato annesso un campo attiguo, un appezzamento il cui terreno  ghiaioso si è formato con i depositi delle esondazioni del vicino fiume. In questo campo, inadatto alle coltivazioni (vi insistono solo dei vecchi ulivi, specie notoriamente molto parca in quanto ad esigenze colturali) è stata approntata la sezione cosiddetta a carattere "mediterraneo". Il giardino di Casa Biasi ha una "doppia anima": la prima, più antica, intimista e misteriosa; la seconda, solare e sgargiante.
La visita del giardino inizia attraversando il vecchio parco. Guidano la passeggiata i coniugi Biasi stessi, Nico e Cecilia.

vaso di ghisa dipinta

Tra i canti chiassosi dei numerosi uccellini che risiedono sui rami degli alberi qui presenti (i padroni di casa fanno sapere che ci vivono anche scoiattoli e picchi), l'esplorazione prende avvio tra aiuole colme di piante che amano l'ombra, e che già da febbraio regalano le prime fioriture, con colori tenui prevalentemente nelle sfumature del bianco. Il fogliame è presente in tutte le tonalità che il verde concede nelle sue delicate variegazioni, dal chiaro all'azzurrognolo al giallo, nel complesso donando un'apparenza di grande serenità e quasi di riservatezza all'insieme. Grandi vasi in stile mediceo, di ghisa, svettano tra hoste, ortensie di tutti i tipi, ellebori, Iris japonica, camelie giapponesi e cinesi, felci, spiree, bossi, viburni, filadelfi, loropetali. Su una antica scala si arrampica una Hydrangea petiolaris, i cui rami si abbracciano con quelli di un'edera; statue di divinità greche si ergono solitarie tra le macchie di luce che trapelano dalle chiome degli alberi.
Tutto il giardino, ombroso e mediterraneo, è diviso in stanze, evidente rimando alla lezione di Vita Sackerville West: c'è la rotonda dei tigli, il giardino da meditazione, il viale delle ortensie, il viale delle camelie, l'aiuola dedicata alle perenni erbacee... I Biasi ci accompagnano spiegandoci i motivi della scelta delle varie piante, e come nel tempo diverse essenze si siano succedute tra di loro finchè non sono state trovate quelle più adatte a quel terreno e a quella esposizione ombreggiata.

souvenir di Pompei


Alcune varietà sono piuttosto rare ed inconsuete, come il Distylium racemosum o la Mellettia, inserite anni fa dal noto vivaista Ivano Garbuio (purtroppo deceduto pochi anni fa in un incidente, ancora giovane). Altre sono piante che si trovavano lì sin dall'arrivo dei Biasi, e sebbene un tempo fossero molto diffuse, oggigiorno è difficile rintracciarle nei giardini moderni. Altre ancora sono delle vere e proprie curiosità, come l'albero della canfora, il Cinammomum camphora, coltivato in vaso per consentire il suo trasporto al coperto d'inverno. I Biasi sperimentano un po' di tutto, anche i semi anonimi che gli amici più affezionati portano loro in dono da viaggi all'estero (e a cui poi è un bel grattacapo trovare un nome scientifico!).

la piccola ringhiera da bordura viene dall'Inghilterra
Lavatoio funzionante. Sullo sfondo, le luci del giardino mediterraneo.

Anche gli arredi del giardino sono ricercati, e arrivano da Francia, Inghilterra, Germania: spesso antichi o comunque molto datati (o, se di recente fattura, rintracciati in negozietti di fiducia come la corona della foto più in alto), danno un tocco di classe alle aiuole, sposandosi armoniosamente con le scelte giardinicole circostanti. Il risultato è un giardino romantico, elegante, ma personale, che rende omaggio al passato del posto rievocandolo, senza ancorarvisi in modo forzato e pedante.

una siepe di Bambusa nigra
L'incanto del giardino romantico culmina nel viale delle ortensie, ancora in boccio; di lì si va ad un altro viale, quello degli agrumi.
Questa zona, come spiegavo inizialmente, di più recente impianto, è affiancata dal vecchio uliveto che i Biasi hanno voluto conservare. Fa bella mostra di sè la collezione di limoni in tantissime varietà (sempre coltivate in vaso, visto il clima invernale piuttosto rigido del luogo), ponciri, mandarini, qumquat, aranci, chinotti, acquistati da vivai specializzati, in particolare a Firenze. Attorno, comincia ad aprirsi il panorama sulla collezione di rose botaniche rampicanti e a cespugli, uno dei punti di forza del giardino di Casa Biasi.

i getti della tenera Pom pom de Paris

I coniugi Biasi non si stancano di raccontare come essi stessi ancora si meraviglino dell'essere riusciti a strappare tutta quella bellezza a ciò che c'era prima in quello stesso posto: il niente, un campo ghiaioso, brullo, che coltivato a frutteto non rendeva abbastanza. Io invece mi stupisco della loro scelta coraggiosa e in controtendenza: di fronte a un terreno ingeneroso, non sono caduti nella tentazione di investire nell'edilizia fabbricando una qualche serie di orrendi appartamentini o di casette a schiera, come tanti altri avrebbero fatto per speculare. Hanno lasciato invece libero sfogo alla loro passione, ed hanno trasformato una situazione svantaggiosa in un bellissimo giardino, assolato e avvincente.


Il "salotto" tra le rose, e la vasca centrale soprannominata la "saliera". Sullo sfondo, il campanile della chiesa del paesino.

Ed ecco che improvvisamente ci troviamo ad attraversare la terrazza delle rose, tra infiniti cespugli e varietà di cinesi, galliche, cascate di banksiae prosperose e indomite, alternate a macchie di esuberanti peonie. Ecco un giardino segreto, che però ha una bella entrata appariscente; poi ci affacciamo ad una veduta mozzafiato che va dalla "stanza" di ispirazione medioevale al parco destinato a cisti, lillà, e filadelfi variegati. Un sambuco dal fogliame scuro rapisce la mia attenzione, è stupendo, si tratta di un Sambucus nigra "Guincho purple". Il profumo delle fioriture impera su tutto.


l'entrata al giardino segreto





L'ottima intuizione dei coniugi Biasi è stata quella di realizzare molti punti focali all'interno del giardino: statue, vasi notevoli, berceaux progettati su disegno dagli stessi Biasi in ogni ricciolo di ferro battuto, scalinate, arredamento da esterni d'antan, richiamano lo sguardo in più occasioni, spingendo il visitatore a proseguire la sua passeggiata senza smettere mai di stupirsi. Molte di queste ideazioni sono nate frequentando i giardini francesi ed inglesi, o gli orti botanici storici d'Italia, come quello di Palermo, oppure leggendo riviste e libri sul giardinaggio delle firme più autorevoli. Per i Biasi è normale recarsi presso i vivai specializzati più importanti, per fare incetta di varietà pregiate o curiose. Per questo il loro "catalogo" botanico è così ricco. Ma non solo: col tempo, e soprattutto nel tempo libero, visto che nella vita hanno svolto altre professioni non collegate al giardinaggio, hanno affinato i loro gusti, le loro capacità di coltivazione ed hanno imparato ad accostare specie molto differenti per creare effetti "speciali": hanno sposato fra loro fioriture dello stesso colore ma di piante molto diverse, o messo a confronto rampicanti e cespugli bassi con lo stesso colore di fogliame. Esempio tra i più riusciti è l'abbraccio tra la rosa Veichenblau e un albero di Paulownia imperialis, collocate a poca distanza dal giardino segreto.L'effetto cromatico che danno ha dell'ammirevole.


Si può quindi parlare di un giardino cresciuto coi suoi giardinieri, un costante work in progress che, ora, generosamente i coniugi Biasi stanno mettendo a disposizione di tutti, per far conoscere il mondo delle piante a coloro che volessero affacciarvisi, per offrire spunti di allestimento delle aiuole, o anche solo per regalare una piacevole ora di relax ai visitatori.

Una bellissima seduta tra lillà e peonie.

Non sono molte le iniziative come queste, almeno in provincia di Verona, dove per lo più si conoscono i grandi e piccoli giardini storici, come il parco Sigurtà e i giardini Giusti. In quei posti, l'opera dei giardinieri addetti non è intervenire attivamente col proprio gusto e le proprie interpretazioni, ma bensì conservare fedelmente il giardino come lo hanno trovato, fermandosi a ciò che dettano le testimonianze del passato. I coniugi Biasi, invece, col loro giardino cresciuto tra storia e sperimentazione, sono consapevoli e giustamente orgogliosi della propria "creatura" messa a disposizione di tutti: la visita a un giardino francese (le "jardin d'Odile") e le conversazioni con la sua anziana proprietaria anni fa li hanno convinti di come sia importante aprire all'esterno il loro "paradiso" di famiglia, per condividerne appieno la bellezza e la raffinatezza. 

Il bellissimo ingresso dell'orto di famiglia. Notare la meticolosa alternanza di bossi ad alberello con bossi a palla rasoterra.
Ci sarebbero ancora tante cose da raccontare di questo posto. Venitelo a scoprire: cliccate qui per accedere al sito ufficiale del Giardino di Casa Biasi. E' visitabile solo su prenotazione, inviando un'e-mail o telefonando ai proprietari.
Nelle vicinanze, si trovano anche il cimitero di Costermano (ve ne ho parlato qui) e il platano più antico d'Italia (ve l'ho presentato in questo post).

A new garden has opened near Verona: Casa Biasi's garden.  This place, located between Verona and the Garda's lake, belongs to Biasi family who cultivates it since 1977.
The garden is divided in two parts: the ancient garden, shadowy and intimist, and the mediterranean garden, more recent, full of roses, peonies, citrus plantation. Beautiful old furniture, arriving from England, France and Germany; berceaux are designed by mr and mrs Biasi.
For more: www.giardinodicasabiasi.it

venerdì 2 maggio 2014

Primo Maggio nelle campagne intorno a Custoza





Primo maggio all'insegna del relax. Mèta: le campagne tra Santa Lucia ai Monti, frazione del comune di Valeggio sul Mincio, e Custoza, località storicamente più conosciuta.

Terre "risorgimentali", queste, dolcemente collinari. Le prossime foto sembreranno storte ma... non è solo perchè la fotografa è pessima. Sono i declivi di questi bellissimi posti a rendere impegnative le inquadrature.
Molti giovani veronesi, se c'è bel tempo, scelgono di trascorrere la Pasquetta da queste parti, tra bivacchi improvvisati e strimpellate di chitarre. Gli adulti, dopo aver pranzato nelle trattorie o nelle locande della zona, amano far passeggiate post prandiali tra i filari di viti che caratterizzano questi paesaggi (e sennò con cosa lo fanno il bianco di Custoza?). 
I miei cagnetti si sono goduti da matti. Nell'erba alta, poi, l'apoteosi della felicità!

"Monte Baldo col capèl, un po' de bruto e un po' de bel". Infatti.


Il tronco di un albero in mezzo alla strada per impedire il passaggio alle auto.


Il romantico campanile della chiesa di Santa Lucia ai Monti.
All'ombra delle zone alberate, in mezzo alle macchie di pungitopo, crescono le "sparasìne", ovvero l'Asparagus acutifolius. Ho visto una coppia di signori avventurarsi tra le spine per arraffarne i germogli. Ma è vietato raccoglierli! Spesso sono confusi con i "bruscansi", ossia i germogli del luppolo selvatico, di cui ho parlato qui l'anno scorso.

Spero di non aver fotografato il germoglio di un pungitopo... le sparasine gli assomigliano.

Camminando camminando, siamo arrivati nei pressi di un agriturismo, non ne conosco il nome, ma l'edificio deve essere storico:



Dopo averci curiosato intorno, ci siamo avventurati in un prato con l'erba alta. Indovinate dov'è il grillo:

Find the cricket!

Adesso, indovinate dov'è il cane:

Find the dog!

La vegetazione è piena di vita e di insetti indaffarati: alcuni si procurano il cibo, altri perlustrano un muretto, altri... assicurano la continuità della specie...


Do not disturb, please.

Noi continuiamo la passeggiata osservando le erbe selvatiche in fiore, fino a raggiungere un ponticello su un'ansa del fiumiciattolo Tione, che scorre qui vicino.




E si torna, pomeriggio pioverà...

Santa Lucia ai Monti con cornicetta di foglie.
May Day in the country, yesterday. We visited the beautiful places near Custoza, with our two dogs. Romantic scenarios of hills, vines, green fields, B&B in ancient houses, a little river, quiet and sun.