domenica 28 ottobre 2012

La zucca lunghissima di Sicilia

Le zucche mi fanno proprio simpatia.
Forme curiose, colori accesi, gusto dolce: lo scherzo dell'autunno. A casa mia ne crescono di diversi tipi, quasi tutte seminate da mio padre, o nate dai semi lasciati dalle zucche degli anni precedenti (sempre messe nell'orto da papà). Per cui, non chiedetemene i nomi e le varietà: è tutto dipeso dall'istintiva intraprendenza senza mire scientifiche del mio genitore.



Ma una zucca, quest'anno, è tutta mia, e sta lasciando di stucco il papi e pure il vicino vivaista: la zucca lunghissima di Sicilia (cucurbita maxima).
E' fantastica. Ne ho acquistato i semi il primo di aprile, alla fiera organizzata a Montichiari (BS) dalla rivista Vita in campagna. Li vendeva un espositore di Pescara: 6 o 8 semi, curiosamente rettangolari e grossi, alla non modica cifra di 2 euro.
La curiosità ha vinto la mia taccagneria, e ho portato a casa il nuovo esperimento. Purtroppo, mi sono decisa molto tardi a seminare, ma una delle piante, collocata vicino al pergolato, un tempo dedicato ai kiwi, si è ben sviluppata. Ha fatto innumerevoli fiori, tra l'altro piacevoli da vedere, e qualche frutto, di cui uno super lungo. Adesso misura un metro e sessanta centimetri (come me...), ma cresce per una media di dieci centimetri ogni due-tre giorni: eccolo piccolo (50 cm), ora invece sfiora terra:


Due settimane fa ho beccato un vermetto verde che traforava il lato nascosto al sole della zucca. Immediatamente schiacciato. Osservate invece la bellezza del fiore, a me ricorda vagamente quelli esotici. E' effimero, dura solo un giorno:


La coltivazione della pianta è semplicissima, messa a dimora fa quasi tutto da sè, ma richiede buone innaffiature. Meglio una posizione ben soleggiata: la mia è parzialmente orientata a nord, e alcune foglie si sono coperte di una muffetta bianca per l'umidità. Ovviamente, mettete la pianta dove potrà arrampicarsi in altezza almeno di due metri: i frutti avranno bisogno di scendere di un bel tratto.
Queste zucche rimangono di un colore verdino, per un diametro di 10-12 centimetri. Pare si cosumino a dadi, fritte, vedrò di provare a cucinarle. Ma il vero divertimento è guardare quanto crescono ogni giorno!

giovedì 25 ottobre 2012

Forza e delicatezza


Essere giardinieri, a volte, mette davanti a strane situazioni. Può capitare, dopo una semina, di ritrovarsi con troppe piantine, e si deve decidere quali tenere e quali eliminare: il cuore si spezza, perchè quei germoglini teneri e verdi sono frutto di fatica e lavoro, e sembra crudele doverli diradare. Oppure, una colonia di parassiti infesta pericolosamente un esemplare da frutto in fiore, e non si sa più a che santo votarsi per decidere se ricorrere ai veleni subito efficaci e nemici degli insetti "buoni", o ai rimedi biologici ma blandi e di complessa applicazione.
Questi sono due esempi di situazioni in cui l'etica e la coscienza del giardiniere vengono messe alla prova. Veri e propri dissidi interiori.
Poi ci sono quegli eventi in cui il giardiniere dovrebbe avere un fisico assemblato per l'occasione dal dottor Frankenstein: bicipiti possenti per troncare rami o sollevare vasi pesanti, collegati a manine delicatissime per strappicchiare nelle aiole solo le plantule delle erbe infestanti senza danneggiare quelle coltivate; e poi, vista acutissima per intercettare prontamente malattie su foglie o radici, e gambe teleoscopiche per arrivare a potare le chiome più alte o raccogliere i frutti più estremi.
Così, questi giorni, stavo mettendo in ordine i vasi delle piante grasse, e noto che l'albuca spiralis ha effettivamente dato vita a nuovi bulbi: due o tre sono ancora in "embrione", hanno le foglie ma sono ancora congiunti alla pianta madre. Uno, invece, è già pronto per staccarsene. Lo si capisce perchè ormai si ritrova nell'anello più esterno di quella originaria, che nel frattempo ha occupato tutto il diametro del vaso di plastica, ormai di una forma leggermente ovale:


Va bene, penso, adesso tolgo il vaso e valuto il da farsi.
Scosto un po' di terriccio: sì, le piante sono due, con radici e bulbi indipendenti.


Decido: le separo.
Mi sento emozionata, è la prima volta, sto per agire su un esemplare ancora poco comune, e di cui pochi possono raccontare la coltivazione. Che faccio?
La pianta nuova è ancorata alla genitrice, devo staccarla. Inutile l'azione di un coltellino, devo forzare, e mi vengono i sudorini: devo essere risoluta, decisa, spezzare e via. Ma devo essere anche delicata, per non rovinare nessuno dei due esemplari.
Uff...


Ce l'ho fatta! Sono stata forte e delicata. Be', non dovevo esercitare pressioni particolari; ma non dovevo nemmeno esagerare. Uno sforzo di troppo, e spappolavo la pianta giovane; un'indecisione, e avrei potuto ledere i tessuti vegetali, aprirli alle malattie, lasciando a metà un'operazione che non ammette vie di mezzo. Altre due qualità da super giardiniere di massa: un polso fermo da chirurgo, un'apprensione da mamma chioccia...


Sono contenta, ora ho due albucae spiralis.

domenica 14 ottobre 2012

Perenni fiorite per l'autunno.

Tempo fa, sono venuta a sapere che, presso i vivai  Priola di Treviso, il 13 e il 14 ottobre si sarebbero tenute due giornate di "porte aperte" al pubblico con orario continuato. Per l'occasione, la mattina delle stesse giornate, erano in calendario dei convegni con ospiti Francesca Caotorta Marzotto e Libereso Guglielmi. La prima è l'autrice di "All'ombra delle farfalle in fiore", libro che ho davvero apprezzato. Il secondo ha scritto "Il giardiniere di Calvino", prossimo nella mia wish list. Per un paio di mesi, ho, si può dire, sognato di partecipare ad almeno uno degli incontri. Ma per questioni lavorative e familiari, ho dovuto accontentarmi di fare un giretto in vivaio ieri pomeriggio, con marito e mamma al seguito.
Il vivaio, per l'avvenimento, era decorato da lunghe aiole colme di settembrini viola, rosa e bianchi e splendide graminacee. Qua e là, vecchie sedie e tavolini in stile country che rendevano l'atmosfera romantico-chic (si usa dire così adesso, no? Fa fashion...). I funghi che vedete nella foto sono di legno: lo preciso perchè magari qualcuno si impressiona.
Un angolo del vivaio era dedicato ai frutti antichi, un altro a varietà curiose e raffinate di erbe aromatiche. E poi, tutte le innumerevoli perenni (il vivaio è specializzato in questo), comprese le già nominate graminacee e gli arbusti. Inutile dire che mi sono data alla pazza gioia.
Da subito, sul carrellino (lì non ci sono i tradizionali carrelli da supermercato, ma veri e propri carretti a due ruote, tipo piccole carriole), dicevo, sul carrellino hanno immediatamente trovato spazio due rose: Rosa Cubana (marchio registrato; rosa profumata e dalla fioritura ricca, con petali di un sublime colore rosa-albicocca - nella foto a lato) e Rosa chinensis mutabilis (un super classico; i fiori, mano a mano che si aprono, mutano dolcemente il colore tra le tonalità rosa, giallo chiaro, rosso. La pianta è arbustiva e sempreverde). In vivaio, ho visto disponibile in fiore anche la celebre Rosa Iceberg (rifiorente, profumata, petali bianco crema), intorno alla quale gironzolavano più clienti che api...
Altre specie in fioritura che ci siamo portati a casa: Coreopsis Cranberry Ice (nella foto in alto; grandi fiori rosso mattone con punte bianche, straordinaria varietà) e Anemone hybrida "Queen Charlotte" (portamento alto, petali semidoppi rosa chiaro, fioritura tra settembre e ottobre). Dalle aiole, ho prelevato una Callicarpa Dichotoma Issai. Nella foto a fianco, guardate che meravigliose bacche viola, di piccole dimensioni!
Sono diventati miei anche due esemplari di Tricyrtis: le varietà esposte erano quasi tutte in fiore. Un altro spunto per un autunno meno malinconico. Se vi ricordate, avevo messo in giardino questa primavera qualche piantina, ma non era nato niente. Una delusione.
Grande ammirazione da parte nostra ha riscosso la collezione di Heuchera, una più bella dell'altra: mia madre era indecisa tra un esemplare con le foglie color caramello e la Peache Flambe, dalla tinta più arancio: ha vinto la seconda.
Tra una cosa e l'altra, il carrellino ha fatto presto a riempirsi:


No, cosa avete capito?! quello lì sopra era in esposizione, il nostro era questo:


Se vi siete persi questo evento, non disperate, il vivaio sarà presente anche alla manifestazione "Due giorni per l'autunno" al Castello di Masino, Torino, il 20 e il 21 ottobre. Oppure, se avete problemi a raggiungerlo perchè è distante da casa vostra, potete ordinare on line. Il catalogo è su internet, illustrato.

domenica 7 ottobre 2012

La "Verona in fiore" che vorrei

In questi giorni, sapete che Verona è all'attenzione di molti per vari eventi che la stanno occupando (direi che la città ne è ostaggio): maratona, il concerto di Celentano...
La settimana scorsa, a mio parere un po' in sordina, si è svolta Verona in fiore 2012, seconda edizione (della prima non avevo mai saputo). Poca la pubblicità: sporadici volantini, un paio di righe sul sito del Comune di Verona, e un sito dedicato che riporta solo il programma del 2011.
La manifestazione non aveva pretese, consisteva in una serie di banchetti per la vendita di piante comuni (ciclamini, eriche, piccoli limoni, rose ecc.), piante grasse, tillandsie, uno stand di arredo giardino. Una fila di banchi era riservata alla vendita di prodotti gastronomici e oggetti fatti a mano, quali accessori per l'abbigliamento e altro.
































Una bancarella è riuscita ad attirare la mia attenzione: vendeva bulbi di Scilla maritima, in tre dimensioni diverse e vari colori. Il venditore deve aver capito, vedendomi, che pollo ero, e mi ha appioppato, facendomi uno sconto (ha detto lui), due mega bulbi. Tornando alla macchina con loro nel sacchetto, mi si è allungato il braccio per il peso. Come trasportare un'anguria. Uno dei bulbi porterà fiori rosa, l'altro bianchi. Il venditore dice che il colore del fiore si prevede dalla tonalità esterna del bulbo. So che anche per altre piante è così, spero bene per lui che non sia una sòla...

Bulbo con fiori rosa: il rivestimento del "cipollone" infatti ha questa tonalità...











...bulbo con fiori bianchi. Più grosso di quello rosa, in quanto porta due "occhi".











Secondo piccolo acquisto: un nuovo cuoricino di Hoya, di due colori. Non ho ancora cercato di quale specie si tratta. Con mia madre, lo abbiamo preso convinte che dietro avesse già prodotto la piantina. Ma, dopo un controllo più attento una volta tornate a casa, ci siamo convinte che quel nuovo getto deve essere qualcos'altro: io sospetto la plantula di una Euphorbia obesa.
Uffa, pensavamo di esserci risparmiate due anni di attesa...


Vuoi perchè è agli esordi, vuoi perchè è stato organizzato a fine settembre, in autunno, secondo me questo evento è molto sottovalutato, ma potrebbe svilupparsi ulteriormente per diventare più interessante ed attirare meglio l'attenzione dei veronesi.
Dato che il giardinaggio e la sostenibilità ambientale sono argomenti che stanno a cuore a moltissime persone, non sarebbe una cattiva idea prevedere, oltre ai soliti stand, anche un corso per tenere un orto sul balcone, per chi vive in città, o per fare il compostaggio. Non mi sembra serva una grandissima fantasia per inventarsi una cosa simile, manuali e programmi televisivi continuano a riproporli. Le piccole bancarelle dovrebbero essere destinate a varietà e specie selezionate, per non sembrare prelevate da un qualsiasi mercato domenicale di paese. Sarebbe bello vedere più evidenziati, ma nemmeno esageratamente ostentati, i nomi dei vivaisti, così per permettere ai cittadini di conoscere i luoghi dove ricercare piante che escano un po' dall'ordinario. Abbiamo solo ciclamini e begonie in provincia?
E ancora: non sarebbe male un qualche appuntamento che abbia per tema le erbe spontanee della zona, l'uso e il rilievo che hanno avuto nella cultura veronese. In quanti ricordano che cos'è il menego maistro, il molesino e l'erba paarina? Infine, lascerei meno spazio alla vendita di chincaglieria, che sinceramente non ho apprezzato nemmeno ad eventi come EuroFlora 2006.


Ultima foto: cactus davanti all'Arena. Sono già pronti sugli spalti per il concerto ;-)

mercoledì 3 ottobre 2012

E' in vendita!

Se vi interessa è in vendita. Dopo il post sui giardini comunisti, per rimanere in tema di giardinieri che si accontentano di poco, vi segnalo, nel caso vi avanzassero 470 milioni di euro nel borsellino, che il signor B sembra avere intenzione di vendere la sua splendida villa Certosa.
Sono comparse le foto dello strepitoso parco sardo sulla rivista Oggi, e su Corriere.it (da lì le ho prese). Non si può dire che il suo proprietario non abbia gusto in fatto di arredamento e in fatto di giardinaggio. Questo deve essere l'orticello dove va a raccogliere l'insalata:


Avevo letto su un libro di Delfina Rattazzi, Storie di insospettabili giardinieri, che si vociferava che l'ex premier fosse appassionato di piante. Queste foto sembrerebbero confermare. Il giardino di cactus:


La "collina dei pensieri" (si vede che anche chi è ricco ce li ha...). Vista sul mare azzurro in una circonferenza di antichi ulivi, tipo Getsemani:


La serra di piante tropicali (sì, vorrei anch'io averne una così, ma questa sarà grande cinque volte il mio appartamento):


Qua e là, sparsi per il parco, un campo da calcio, laghi e laghetti con tanto di barchette a remi e isole su cui svettano palme da sogno:


Non fate commenti politici, vi prego, non è questa la sede, e non lasciatevi andare a osservazioni che ostentino il vostro scoraggiamento di fronte all'opulenza altrui, più o meno meritata (e in questo periodo se ne fanno di discorsi sulla meritocrazia e su chi approfitta delle proprie cariche pubbliche). Ma ditemi: a parte l'orrenda idea del vulcano finto (c'è pure quello a villa Certosa), immaginando che il parco sia di uno sconosciuto, non ve lo fareste un giretto su quella barchettina rossa, anche solo una volta e di nascosto da tutti, tanto per capire come ci si sente ad essere pieni di soldi e potersi costruire il giardino più bello del mondo?