martedì 31 maggio 2011

Passata è la tempesta (di vento)

Sul più bello che ho elencato tutti i miei raccoltini futuri, tre giorni fa una tempesta di vento ha colpito la zona in cui abito.
Come si può vedere dalla foto qui sopra, si è "spettinato" il cespuglio di melissa e i peperoncini della fila a fianco sono tutti scarmigliati. Si è spezzato il ramo centrale del prugno morto, dietro alla melissa. Tenevo questo tronco per farci arrampicare il caprifoglio, che adesso dovrà adattarsi a un supporto meno imponente. D'altronde, un tronco di albero morto perde col tempo resistenza a causa dei tarli e della naturale degradazione del legno, e non c'è da meravigliarsi di quello che è successo.


L'ultima foto ritrae il prugno con i rami integri e il caprifoglio ben disposto lungo il tronco.
Un po' di disastri ci sono stati anche con i pomodori, che ho dovuto assicurare meglio ai bastoni:

giovedì 26 maggio 2011

Storie di insospettabili giardinieri

"Se vi interessano le piante non troverete mai un coltivatore che non abbia qualcosa da insegnarvi. I libri non dicono che in un vigneto la natura del terreno può cambiare ogni dieci metri, obbligando chi lo coltiva a essere flessibile e previdente. All'aria aperta le teorie si sbriciolano come una zolla di terra sabbiosa".

Un altro libro che consiglio vivamente. Scritto da Delfina Rattazzi, con uno stile asciutto e intelligente, è una raccolta di ritratti di personaggi celebri che si sono dedicati al giardinaggio, ma praticandolo come  passione nascosta, o almeno non resa nota al grande pubblico. I nomi che compaiono in questo libro sono spesso una sorpresa: personalmente, ignoravo un interesse per la botanica in Joséphine de Beauharnais, Walt Disney, Hermann Hesse... Catherine Deneuve possiede e cura personalmente una splendida collezione di iris; Sting cerca ispirazione nel verde della Toscana; Yves Saint Laurent e Pierre Bergé crearono a Tangeri un giardino straordinario in cui le piante risaltano sul blu "berbero" della casa che circondano.
Rifugi dalla guerra, dal carcere, dalla vita mondana: giardini spesso coltivati in silenzio da mani celebri, ma solo per pochi.

martedì 24 maggio 2011

Progressi

Scorrendo l'elenco dei post che ho pubblicato finora, devo ammettere che fa un po' specie vedere quasi a confronto le foto della lussureggiante Maui con quelle del mio orto rattrappito. Vi aggiorno un po' su come sta il mio orto adesso, a un mese e mezzo circa dalle foto precedenti:
I pomodori sono cresciuti, ma non sono stati "sfemminellati", ovvero non sono stati tolti i rami secondari e le piante così hanno un aspetto cespuglioso. Sono in fiore e le piante più a destra hanno già i primi pomodori in fase di maturazione. La melissa, ovvero la massa verde e tonda che vedete in alto sulla sinistra, è aumentata considerevolmente di volume e anche quest'anno cerca di invadere i territori circostanti. Ma io le ho lasciato un po' di spazio intorno non coltivato, visto quello che ha combinato l'anno scorso (melissa dappertutto).

Qui si vedono le altre aiole, con insalata e cavoli cappuccio. I peperoncini, nella fila più in alto, si sono alzati e irrobustiti. Il cespuglietto verde che vedete a sinistra della melissa, in alto, è menta piperita: anch'essa invadente, mi sta già dando del filo da torcere perchè me la ritrovo ovunque. Ha un profumo eccezionale. ne vale la pena.
Carrellata di raccolti già effettuati e raccolti futuri:

fragole,
mirtillo gigante americano,

pomodori peretto. Purtroppo, qualche immagine è sfuocata.

Il giardino delle regole infrante

Un altro libro per me davvero importante. Scritto da Renato Ronco, Blu edizioni, 144 pp., prezzo euro 12,50. L'ho letto l'anno scorso, mi ha insegnato moltissimo, molto più di altri libri sul giardinaggio che ho visto costantemente nelle classifiche dei best sellers, ma che a mio parere sono solo carta straccia: testi che vendono molto perchè dietro hanno una raffinata macchina commerciale che li sostiene, e basta.
Intanto, il titolo: il giardino delle regole infrante. Forse chi l'ha scelto voleva rendere il libro più appetibile dandogli un titolo con un certo che di trasgressivo: se così è stato, secondo me non ce n'era bisogno, perchè in realtà si tratta semplicemente (ma non è poco) del "giardino che va contro i luoghi comuni". Tutto il libro, scritto volutamente in uno stile piano e semplice, quasi colloquiale, in prima persona, illustra una serie di consigli di coltivazione sui tipi di piante più disparati, quelle più amate dall'autore stesso: bambù, felci, ninfee, cornus da fiore, papiro, ecc. Ronco mescola i consigli che lui confessa essergli stati tramandati da suo padre a quelli che gli detta la sua vasta esperienza di giardiniere. Quello che è fondamentale, è che tutto ciò che descrive lo ha provato "sul campo" (in tutti i sensi!), e non lo scrive perchè lo ha imparato a memoria, se non addirittura copiato, da un manuale.
Tra i vari capitoli, ve ne sono di quelli dedicati alle sue riflessioni sulla natura e sull'ambiente. Alcune, a mio avviso, straordinarie: un grande parco nazionale coltivato senza amore si può definire "bello"? l'edera è una parassita? veramente sono sconsigliabili le piante vendute nei supermercati rispetto a quelle dei vivai? e poi, una domanda un po' scottante: il mondo è sempre più inquinato o certe notizie sull'argomento sono solo una montatura? la risposta di Ronco mette in dubbio persino il ricorso scriteriato alle fonti rinnovabili come "via" per risolvere il problema dell'inquinamento.
Confesso che mi ha emozionato il capitoletto in cui Ronco racconta di quando ha tentato per la prima volta la coltivazione della Victoria Regia, una ninfea di grandi proporzioni. Descrive l'operazione passo per passo, e lascia il lettore in sospeso nell'attesa di scoprire alla riga successiva se il suo esperimento è riuscito. Raramente persino nei romanzi riesco a trovare pagine così coinvolgenti.
Concludendo, tenete bene a mente uno dei più bei consigli di Ronco: "Si deve sempre provare". Non fidatevi di quello che vi dicono i manuali, se vale la pena o no dedicarsi a una pianta piuttosto che ad un'altra: provate sempre, magari vi va bene... è così che si diventa dei veri giardinieri.

domenica 22 maggio 2011

Cacciatori di piante

Nel mio blog voglio condividere anche le letture che ho affrontato negli ultimi anni a proposito del mondo vegetale.
Cacciatori di piante, edito da Raffaello Cortina Editore, è stato pubblicato nel 2009 in Italia (nel 2008 in Gran Bretagna, col titolo originale Flower Hunters), ed è opera di Mary e John Gribbin, esperti botanici dell'università del Sussex. 350 pagine, al momento dell'acquisto (un anno fa) l'ho pagato 26 euro.
Bellissimo libro, che mi ha incuriosito molto, e che consiglio vivamente a chi vuole approfondire la propria passione per le piante da un punto di vista un po' diverso dal solito.
Il libro è diviso in 9 capitoli, e arricchito da un apparato fotografico a colori. Ogni capitolo è dedicato ad un illustre ricercatore botanico, ovvero una persona che, tra il Settecento e i primi del Novecento (il periodo storico privilegiato dagli autori in questo saggio), si dedicava alla ricerca di nuove specie vegetali soprattutto nelle aree tropicali ed equatoriali del mondo, in Asia, America nord e sud, Africa.
Tra i nomi più illustri: Linneo, Joseph Banks (compagno di viaggio del Capitano Cook), e anche una donna, la coraggiosa Marianne North. Si tratta prevalentemente di inglesi, personaggi che si sono impegnati anima e corpo nella scoperta di nuove varietà botaniche. Molte delle piante da loro faticosamente trovate nei posti più impervi del mondo sono oggi diffusissime nei nostri giardini. Ma prima di arrivare alle nostre aiuole, ne hanno fatte sudare di camicie!

Maui - tra ibischi ed eucalipti arcobaleno


Aloha! Il primo post sui miei "viaggi botanici" voglio dedicarlo all'isola di Maui (Hawaii), dove, nella seconda metà di aprile, ho trascorso due settimane in luna di miele :-)
Pensate a tutti i luoghi comuni sulle isole Hawaii: sole, grandi onde oceaniche, tavole da surf, paddles, palme svettanti, collane di fiori, balletti di hula, Magnum PI... sì, là ho trovato tutto questo (tranne Magnum PI), e non solo.
Maui, come le altre isole dell'arcipelago cui appartiene, è un'isola di origine vulcanica, e possiede sia spiagge di sabbia chiara (come nella zona dove soggiornavo io, a Kaanapali) sia spiagge di sabbia scura o di ciottoli neri (soprattutto verso sud).
Visitando quest'isola, ho avuto l'impressione di trovarmi in uno scenario a metà strada tra due film: Un mercoledì da leoni, per lo spirito turistico "vivace" che contraddistingue comunque un po' tutte le spiagge americane (là scordatevi lo stile comodo tipo: ombrellone-sdraio-balera di Rimini); e Rapa Nui, per il paesaggio selvaggio e ancora intatto di certe zone, e così diverso, botanicamente parlando, dal nostro.

Il nord dell'isola è forse quello più frequentato dai turisti (prevalentemente americani; l'alta stagione per le Hawaii coincide con l'inverno, quando i turisti vengono a svernare qui mentre, nel resto dell'emisfero, fa freddo. Il clima però è costante tutto l'anno). A parte Lahaina e un paio di città come Kahului, non esistono veri e propri "paesi", ma piuttosto villaggi resort -alcuni veramente incredibili, bellissimi- di recente costruzione. Lahaina è uno dei rari luoghi dell'isola che può vantare un significativo centro storico, sorto intorno a Banyan Tree Square. Il banyan (baniano) in questione è un ficus benghalensis che fu piantato nel centro della piazza il 24 aprile 1873. Ho avuto la fortuna, il 24 aprile, di essere sull'isola e sono andata a vederlo nel giorno del suo compleanno: è un albero enorme che oggi copre tutta la piazza in cui cresce. Sotto la sua chioma, quel giorno avevano organizzato un mercatino di oggetti di artigianato, che ovviamente l'albero copriva per intero (nella foto qui sotto lo potete vedere in tutta la sua imponenza - o almeno immaginatela, la foto è microscopica...).

Il giardino del mio hotel raccoglieva grosso modo tutte le piante più diffuse nell'isola: ibischi di tutti i colori, monstera, plumeria, taro (corocasia esculenta, una spezia usatissima nella cucina hawaiiana), alocasia macrorrhiza, convolvoli, banane, heliconia, lantana, ginger (il cui profumo si sente solo se si stringe il fiore con la mano), amaryllis, bromeliastrelitia... non ho più fiato! Non parliamo di orchidee, i cui fiori là li mettono quotidianamente nei cocktail e li spargono sulla spiaggia per far felici i turisti. Insomma: in un comune giardino hawaiiano si può trovare una galleria di piante da far invidia ai nostri migliori orti botanici.

Le Hawaii sono, da decenni, terre di piantagioni di canna da zucchero e di ananas. Maui non fa eccezione, infatti è ancora ricca di queste coltivazioni. Qualche sorpresa botanica in più offre il sud dell'isola, dove, sulle pendici del vulcano (spento) Haleakala, si può incontrare il silversword, una specie di agave argentata, che pare discenda però dal girasole, e caratterizzato da una spettacolare fioritura; e l'eucaliptus arcobaleno, ovvero eucalyptus deglupta, dallo straordinario tronco colorato (se non sbaglio, in lingua locale lo chiamano wiliwili).

Se avete fatto caso, nella seconda foto del post si vede la classe di un corso di "lei making": hotel e centri commerciali organizzano spesso, durante la settimana, corsi gratuiti per imparare a confezionare le tipiche corone di fiori di plumeria (in lingua locale: lei). Se vi viene voglia di farvi un giro alle Hawaii, non perdete l'occasione di seguirne uno!
Mahalo!



Benvenuti sul blog di Orti in progress!

Per inaugurare questo nuovo spazio, dedico il primo post alla presentazione del mio orto, ovvero il “laboratorio” in cui sperimento quotidianamente la coltivazione di piante e ortaggi di vario tipo, e che sarà il protagonista di questo blog. 

Il mio orto - orticello... - è un fazzoletto di terra rettangolare, misura circa 10 metri di lunghezza per 4 metri di larghezza. Il lato più lungo è esposto ad ovest. Fondamentalmente, quest'anno l'orto è diviso in 8 aiuole, dedicate alla coltivazione di: fragole, sei piante di pomodoro, menta piperita (un cespuglio selvaggio di menta piperita!), melissa e prezzemolo riccio, peperoncini, insalata di vari tipi, cavoli cappuccio bianchi e cavoli cappuccio rossi. Ci sono anche molte altre piante, soprattutto aromatiche, di cui parlerò prossimamente. Due alberi presenziano insieme agli ortaggi: una pianta di kaki (o come si scrive) e il tronco di un pruno morto (vi spiegherò in futuro perchè è ancora lì).
Le foto sono state scattate in aprile: si vedono i pomodori appena messi a dimora (prima foto) e i vasetti di vetro a protezione delle piante di peperoncini appena portate all'esterno (seconda foto). Si vedono le altre aiuole ancora vuote (mancano l'insalata e i cavoli): prossimamente pubblicherò foto dell'orto più recenti. La terra era stata concimata in gennaio, e vangata in marzo. In aprile ho delineato le aiuole e iniziato a seminare e a piantare.