venerdì 30 marzo 2012

Guide di giardinaggio da scaricare gratis dal web

Se può interessarvi, ci sono due siti che vi consiglio di visitare, perchè da essi è possibile scaricare gratis una guida di giardinaggio.
La prima è piuttosto originale, dedicata alla coltivazione di ortaggi curiosi:

www.vitaincampagna.it/v1312v

Illustrano anche il cavolo nero di Toscana che voglio seminare quest'anno.
L'altra invece è una guida di 96 pagine, un e-book sui concetti basilari per il giardino, per giardinieri inesperti (ringrazio mia sorella che me l'ha scovata):

www.bricoportale.it/pagina-nascosta.php

Quest'ultima non ho ancora avuto il tempo di scaricarla, non so dirvi niente in merito.
Ditemi cosa ne pensate, o se ho dato i riferimenti sbagliati.
Ciao belli.

sabato 24 marzo 2012

Pensare ai fiori per l'estate.

Lo so, la primavera è appena iniziata. Eppure il giardiniere guarda sempre avanti, alla stagione dopo (o addirittura all'anno dopo) e pianifica il giardino futuro. Così, mentre i narcisi, i giacinti, gli alberi da frutto danno il meglio delle proprie fioriture,


io mi preoccupo di quello che sboccerà intorno a casa mia tra luglio e agosto, e metto mano a nuovi bulbi e nuove sementi.
Ho recuperato i bulbi della zantedeschia: riposti in un sacchetto scuro questo autunno, li ho estratti e ben osservati: si sono moltiplicati, quest'anno ci riempio due vasi. Ottima cosa, la pianta era stata acquistata nella primavera 2010 e ora, a suo modo, mi ripaga.


In vivaio ho acquistato invece i (sembrerebbero) rizomi di Tricyrtus, piantina di cui mi sono innamorata dopo aver letto un post dell'11 gennaio 2012 sul blog di Renato Ronco http://rennybus.blogspot.it/. Ecco, se capissi come si fa, vi linkerei direttamente il post. A giudicare dallo scaffale semivuoto del vivaio, non sono l'unica ad essere incuriosita da questa specie che assomiglia ad un'orchidea.
Immerse in un terriccio finissimo, ho tolto dalla confezione tre smilze radicette che, ad essere sinceri, non hanno un aspetto promettentissimo. Tuttavia, le ho interrate speranzosa.


Altre bulbose a cui ho affidato, in vaso, le fioriture estive, sono: aglio ornamentale, tigridia pavonia, mini-dalie.
E poi, semine: punto molto sugli astri nani (callistephus chinensis) per una fioritura prolungata fino a oltre settembre in aiole piccole o dove c'è poco spazio, e punto su un certo impatto visivo, almeno fino a metà settembre, di margherita gigante (chrysanthemum carinatum) anche nella versione bianca (chrysanthemum leucanthemum), lupino (lupinus polyphillus) ed elicriso (helicrysum bracteatum), considerato che questi ultimi due cresceranno ben alti, anche oltre il metro. I loro steli saranno lunghi, adatti ad essere recisi. Sto già sognando ad occhi aperti i mazzi che raccoglierò...

sabato 17 marzo 2012

Progetto per l'orto 2012

Metà marzo, luna calante, tempo sereno e soleggiato. Mi alzo di buon'ora e dò un'occhiata all'orto: fa proprio schifo.
E' stato abbandonato tutto l'inverno, col freddo sì e no che ci è resistito qualche radicchio. Due post fa vi ho parlato della valerianella locusta che è spuntata in un'aiola. Per il resto, sono rimaste solo alcune piante aromatiche, alcune ancora protette da telo o microserretta di vetro. L'assenzio, l'anice stellato, le fragole, i cespi dell'origano, la santoreggia sono vivi e vegeti, già in fase di rinascita. E' tempo di rimboccarsi le maniche.
Osservo a lungo questo fazzoletto di terra, ho già deciso che quest'anno, qui, non metto i pomodori. Ci penserà mio padre nell'orticello che sta creando, quasi dal nulla, in un altro angolo della casa. Mentalmente, seziono il mio orto e, per usare un linguaggio moderno, analizzo le sue "criticità":


Seguite i numeri della foto:
1 - aioletta attualmente coltivata a fragole. Le fragole rimarranno, ma seminerò degli astri nani lungo la rete, per dare un tocco colorito all'orto. I fiori di questo angolo sono visibili dall'ingresso di casa, per cui saranno un ottimo abbellimento;
2 - in questa zona, la più esposta al sole, pianterò cipolle e più avanti peperoncini;
3 - albero di prugno morto, con aggrappato caprifoglio: voglio eliminare questo tronco. I tarli se lo stanno divorando e rischio che mi cada addosso. Il caprifoglio non so ancora dove destinarlo;
4 - zona sotto la pianta di cachi. Nella prossima foto illustrerò le idee di coltivazione che mi ha dato;
5 - aiola delle aromatiche: continuerà ad esistere come tale. In parte ospita anche delle fantastiche altee;
6 - vecchio capannino degli attrezzi: marcescente, quest'anno voglio demolirlo.
E ora vediamo cosa fare nella zona 4, sotto la pianta di cachi:


Questa piccola area, a causa della presenza dell'alberello da frutto, in estate è un po' più ombrosa, e innaffiarla è una rogna perchè è particolarmente infestata dalle zanzare, da tre anni esclusivamente di razza "tigre". Avventurarsi sotto l'alberello col tubo dell'acqua in mano la sera è come entrare in una gabbia di felini che non mangiano da due mesi. Dopo dieci minuti esci con un litro di sangue in meno.
1 - aiola di confine: boh, non so ancora cosa metterci. Di sicuro, vegetali che amano la poca luce;
2 - forse, fragole di vario tipo, basilico, violacciocca bicornis se trovo i semi;
3 - aiola dell'insalata;
4 - nuova aiola ad angolo, per la melissa, l'echinacea, e, se dimostrerà di starci volentieri, una new entry per l'anno 2012: il cavolo nero di Toscana;
5 - ancora insalatina e altre aromatiche, come il timo;
6 - incolto, hic sunt leones (dove i "leoni" sono le suddette-zanzare tigre). Lì non ci metterò piede da giugno fino a ottobre. Paura.

Ho già dato mano alla vanga e sistemato il lato sud dell'orticiattolo. Una fatica mostruosa. Le mie braccia flaccide e la schiena arrugginita per l'inattività invernale hanno scricchiato a lungo mentre dissodavo, ribaltavo e stendevo la terra. Concluso il sommo lavoro, ho interrato le cipolle: bulbilli di cipolla Stoccarda.


Su consiglio di mio padre, aiutandomi con una pertichetta li ho disposti bene in fila (distanti l'uno dall'altro circa 15 cm). Li ho interrati a una profondità di 2-3 cm, con la punta rivolta verso l'alto. In meno di un metro quadro ce ne ho fatte stare venticinque. Poi, veloce innaffiatura.
Il primo passo verso un orto decente è stato fatto...

martedì 13 marzo 2012

Le mille "facce" delle viole.


Le viole sono un fiore molto comune nei nostri giardini, ma ciò nonostante il loro effetto nelle aiole non è mai scontato, grazie alla grande varietà di colori che le caratterizzano. Dalle tricolor (sopra: foto di un ibrido) alle odorata, grosse o piccole, hanno tutte il loro fascino.







Coltivare le viole è semplice, stanno sia in vaso sia in piena terra, ma prediligono un clima fresco, posizioni non in pieno sole, addirittura molte resistono agli ultimi freddi invernali. Amano un terreno ricco, e d'estate necessitano di riposare in un posto riparato dal troppo caldo. Non richiedono innaffiature abbondanti, anzi, bagnarle troppo le danneggia.
Qui sotto, una foto delle mie preferite, attualmente ancora in vaso in serra, profumatissime:


Nel prato, lungo un marciapiede, anche quelle "selvatiche" sono però una bella sorpresa:

mercoledì 7 marzo 2012

Insalatina spontanea nell'orto: la valerianella.

La scorsa settimana, mio padre viene ad annunciarmi che in un'aiola dell'orto, da ottobre lasciata a se stessa, è cresciuto un cespuglietto piuttosto folto di "molesìni". Cosa sono? Dalle mie parti, nel veronese, li chiamiamo così, ma hanno anche tanti altri nomi regionali. Corrispondono al termine italiano di valerianella locusta, un'erbetta che cresce spontanea nei campi, in inverno, in piccole dimensioni (3-8 cm), formando dei tenerissimi cuoricini dal caratteristico sapore dolce e delicato. Un'insalata di molesini, appena condita con un pizzico di sale e olio extravergine d'oliva, per me fin da bambina è sempre stata un piccolo anticipo del sapore della primavera.


La valerianella può anche essere seminata. E' semplice da coltivare, al massimo va un po' protetta durante le gelate più forti. Ma io sto provando un'emozione maggiore di quella della semina: lascio che il molesino faccia da solo, è ospite d'onore nel mio orto.
L'anno scorso, infatti, sempre mio padre aveva adocchiato un paio di molesini tra un'aiola e l'altra, nati da semi provenienti dai campi vicini. Io non li ho raccolti e li ho lasciati fiorire. Progettavo quello che quest'anno è successo: molti più molesini, germinati liberamente dai semi dei precedenti, come avrebbero fatto in natura.
Fa parte del corredo cromosomico della famiglia l'occhio di falco per individuare i molesini nella vegetazione: la mia nonna paterna, per tutta la vita, finchè le gambe l'hanno retta, è sempre stata una grande cacciatrice di valerianella. Quando era il periodo, prendeva un sacchetto, un coltellino affilato, e stando attenta a non essere seguita, si incamminava per i campi per tornare dopo un paio d'ore carica di insalatina freschissima. Da giovane, andava a piedi fino in centro città insieme alle altre donne del paese (12 km di distanza, partendo la mattina presto, parliamo di almeno sessant'anni fa) per vendere sacchi di molesini appena colti. Se qualcuno le chiedeva dove li avesse trovati, "là" indicava in modo estremamente vago. Da anziana, anche se ormai non aveva più bisogno di venderli da anni, manteneva ancora uno strettissimo riserbo sui campi più ricchi di valerianella, per evitare rivali, neanche si fosse trattato di pepite d'oro.


Torniamo al mio orto. Dato il terreno piuttosto secco e la mancanza di piogge significative, quest'anno ho innaffiato un po' le nuove nate (ma non troppo, risentirebbero del freddo notturno). Aspetto che raggiungano le dimensioni ideali e le raccoglierò. Il molesino va raccolto dalla radice, avendo cura di sollevarlo delicatamente da terra senza rompere il cuoricino. Lo si può mangiare così, senza separare le foglie (operazione inutile, tanto son piccole).
Prima però sceglierò i tre-quattro molesini più belli e più robusti, che non sradicherò ma lascerò al loro posto perchè vadano in semenza e mi garantiscano valerianella per l'anno prossimo.
Durante la fioritura, uno stelo si allunga centralmente dalla pianta e ramifica per produrre microscopici fiorellini bianchi. Non propriamente una gran bellezza: la pianta a questo punto acquisisce una forma asimmetrica e sgraziata. Ma questo le impone la Natura per perpetuare la sua specie. Io, nel frattempo, mi risparmio i soldi dei semi e tengo per me la gioia di veder spuntare nell'orto spontaneamente questo tenerissimo ospite.

domenica 4 marzo 2012

Libro: L'anno del giardiniere - di K. Capek



Questo post è dedicato al grande Lucio Dalla, recentemente scomparso, che oggi avrebbe compiuto 69 anni. Ciao Lucio!

"L'anno del giardiniere" è un piccolo libro di Karel Capek, scrittore e giornalista ceco (1890-1938), il primo a utilizzare la parola "robot" in letteratura (la inventò suo fratello). Di recente, questo libro è stato ripubblicato da Sellerio in un formato di ridotte dimensioni (15,5x10,5 cm), con una sovracoperta di carta fabbricata a mano (l'immagine della copertina è un adesivo).
Capek si era profondamente appassionato al giardinaggio dopo aver acquistato, nel 1925, una villa con giardino nei pressi di Praga. Ne "L'anno del giardiniere" traccia un ironico ritratto di quello che è il coltivatore dilettante, preso tra stagioni che si susseguono ognuna con impegni e difficoltà diverse. Ce lo rappresenta divorato dalla smania di possedere sempre più esemplari con cui costipa aiole, casa e terrazzi, o mentre doma il tubo dell'acqua per innaffiare, o mentre si ingegna a difendere dal maltempo e dai parassiti le sue creature verdi. Il libro, ovviamente, non è un manuale di giardinaggio, ma un divertentissimo resoconto-caricatura di quello che è l'aspirante giardiniere. Consigliato per farsi due risate!

"Finchè ero solo uno spettatore lontano e distratto al cospetto dell'opera finita dei giardinieri, ritenevo i giardinieri persone dall'animo particolarmente poetico e delicato, che coltivano il profumo dei fiori, ascoltando il canto degli uccelli. Ora che guardo la faccenda più da vicino, trovo che il vero giardiniere non è una persona che coltiva fiori; è un uomo che coltiva il terreno. E' una creatura che sprofonda nella terra e lascia vedere a noi, fannulloni ficcanaso, solo quello che sta in alto. Vive immerso nella terra. Costruisce il proprio monumento con un mucchio di composta. Se arrivasse nel giardino dell'Eden, annuserebbe inebriato e direbbe: "Qui, Buon Dio, c'è l'humus!".
Penso che dimenticherebbe di mangiare il frutto dell'Albero della Conoscenza del bene e del male; piuttosto guarderebbe come poter portare via al Signore una carriola di terriccio del paradiso. Oppure scoprirebbe che l'Albero della Conoscenza del bene e del male non ha intorno una bella conca rotonda, e comincerebbe a darsi da fare nel terreno, non sapendo nemmeno cosa gli pende sopra la testa. "Adamo, dove sei?" chiamerebbe il Signore. "Un attimo" risponderebbe il giardiniere da sopra la spalla, "adesso non ho tempo" e continuerebbe a fare la sua conca" (pp. 51-52).