venerdì 27 settembre 2013

L'invasione delle ultra-zucche

Mi ci volevano due giorni di influenza a casa dal lavoro per mettere finalmente mano a un nuovo post. E' interessante notare come ci si ammali quando più si è impegnati: in ufficio, questa settimana è il delirio per via di un controllo qualità previsto per i primi di ottobre e i miei responsabili sono schizzati. La casa è uno sfacelo e il giardino richiede un riordino importante prima che arrivi il freddo con le piogge. E io sono a letto con la febbre.
Ad ogni modo, qualcosa di più preoccupante è successo sul balcone di mia madre: il bitter melon è nato, cresciuto, fiorito e ora sta fruttificando:


L'infestazione se l'è voluta mia mamma: ha rubacchiato un semino di questa pianta da un giardino in Germania, durante un viaggio questa primavera. 


Incuriosita da questa creatura, che produce piccoli meloni, o zucchette, come volete chiamarli, che maturi si aprono "vomitando" inquietanti semi rossi, mia madre ha provato a coltivarne uno in vaso, che si è trovato benissimo anche in Italia, a quanto pare:


Un cartellino definiva in tedesco questa specie "melone amaro". Su Google si rintraccia qualcosa cercando bitter melon, o ampalaya. Dovrebbero essere la stessa pianta. All'estero, c'è chi se la mangia (altrimenti, come si fa a sapere che è amara?). Noi, per il momento, ci limitiamo ad ammirarla. E a sorvegliarla.


Un simpatico souvenir di viaggio. Chi di voi giardinieri non si è impossessato, in vacanza, di una talea o di un seme per coltivarselo al ritorno?


sabato 14 settembre 2013

La guerra delle noccioline


E' dalla notte dei tempi che tra animali e umani c'è competizione. Nella mia famiglia, questa eterna battaglia si concretizza ogni anno, alle soglie dell'autunno, nell'ennesimo riproporsi della guerra delle noccioline tra mio padre e i cani. In cui vincono sempre i cani.
Diversi anni fa in giardino avevamo un noce. Non è un albero particolarmente bello, la leggenda vuole che addirittura attiri i fulmini, ed emette delle infiorescenze primaverili piuttosto sgraziate, che sporcano tutto il prato ai piedi della pianta. Ma, in questo periodo (o forse un po' più tardi, non ricordo), i malli verdi che si sono formati in estate sui rami si schiudono, e fanno cadere le noci mature. Quando avevamo il noce, questo segnava l'inizio della competizione cane-mio padre, ovvero una singolar tenzone a chi arrivava per primo a raccogliere i frutti per mangiarseli. Il vecchio Ghilli, il piccolo cane bianco che avevamo in quegli anni, era avvantaggiato: vivendo fuori casa, con la cuccia in giardino, era aggiornato in tempo reale e andava a prendersi le noci per sgranocchiarsele appena toccavano terra. 
Le noci per i cani sono delle specie di ovetti kinder: interessanti fuori, con quel guscio da spaccare per allenare i denti, e con sorpresa dentro, un morbido cuore saporito e gustoso per dare piacere alla lingua. Ergo Ghilli faceva grandi scorpacciate, spazzolandosi quasi tutto quello che trovava per terra.
Solo un anno ricordo che mio padre entrò in casa nel tardo pomeriggio esultante, con la cesta piena di noci. Quest'anno ho fregato Ghilli, ci disse, ho raccolto le noci prima che se le pappasse tutte lui! Ma dopo cena, aprendole, mio padre si rese conto che il vecchio Ghilli lo aveva gabbato anche quella volta. C'erano sì tante noci, sul prato, ma solo quelle marce, perchè aveva piovuto troppo, e il cane si era mangiato tutte quelle sane, distinguendole da quelle guaste grazie al suo olfatto di cane.


Ora Ghilli non c'è più, è morto alla fine del 2004, all'età di diciassette anni, anziano e malandato. Fu praticamente un lutto famigliare, che solo chi vuole bene a un cane può capire. Anche il noce non c'è più, seccato, non si è mai capito perchè, più o meno nello stesso periodo.
Ma la faida continua.
Dietro casa dei miei, mio padre ha fatto crescere un nocciolo, che ora è molto alto. E che produce abbondanza di noccioline. Il mio cane bastardino, che abbiamo dal 2003, le cerca e con un colpo secco dei denti le spacca precise; l'altro cane, il carlino, arrivato nel 2006, a causa del muso piatto (è una razza brachicefala) e dei quattro denti ridicoli che si ritrova, fa più fatica. Ma le noccioline se le lavora a lungo, e alla fine se le mangia anche lui.
Mio padre? E' sempre in gara. Sebbene i concorrenti siano raddoppiati, lui non ha ancora rinunciato alla sua "quota" sul raccolto di frutta secca. 
Ma tanto sa già chi vincerà la competizione, in termini di noccioline, anche quest'anno...

domenica 8 settembre 2013

Apprendista stregona

In un angolo dell'orto, un cespuglietto di menta piperita, sfuggito all'estirpata che le ho dato in primavera, si è ingrandito indisturbato. Voglio colonizzare tutto il tuo orto, mi ha detto (non proprio a voce, ma me lo ha fatto intendere); ah sì, ho risposto, ma se trovo un po' di tempo ti faccio vedere io.
Il tempo per sradicarlo non l'ho ancora trovato. Ma ho puntato spesso quella palla di foglie sempre più grossa e florida dalla finestra della cucina, ci siamo guardate in cagnesco a vicenda, e stamattina mi sono decisa: faccio lo sciroppo alla menta. Tra un paio di mesi arriverà il freddo intenso, il cespuglietto farà morire le foglie, sarà sprecato.
Non sarebbe la stagione migliore per raccogliere la menta piperita: sta terminando le fioriture e le foglie sono piccole. Ci sono però tanti fusticini nuovi. Su internet ho trovato una ricetta per lo sciroppo. Molto semplice. Ho raccolto le foglie e mi sono messa al lavoro.


Un lavoraccio, non un lavoro: la parte più rognosa è stata staccare una ad una le foglie di menta dai rami e lavarle, e poi asciugarle. 200 grammi, mica scherzi. Tritato tutto assieme a mezzo kilo di zucchero, ho buttato in pentola a bollire con mezzo litro di acqua e un altro mezzo kilo di zucchero.


Fuoco lento. Gira che ti gira, star lì a guardare la pentola che borbotta piena di schiuma verde e una schifezza di foglie che ci galleggia intorno... mi sono sentita molto medioevale.


E poi, un attento filtraggio.
Chissà se questo intruglio sarà commestibile senza effetti collaterali. Magari trasformo tutti in ranocchi...