sabato 29 settembre 2012

Giardini postcomunisti in Polonia

Ogròd (leggi "ògrut"). "Giardino" in polacco. Non è poi lontanissimo da garden, garten, hortus. Sono tutti termini indoeuropei, imparentati tra di loro.
Kwiat (cfiàt). "Fiore".

Del sud della Polonia, in particolare di quella che ho visitato per la prima volta da bambina nell'estate del 1988, ho ricordi di ribes e uva spina, betulle, vasti boschi decidui (l'inquinamento causato dalle miniere per l'estrazione del carbone aveva quasi sterminato le foreste sempreverdi, ma per fortuna, nei decenni successivi, si è ristabilito un buon equilibrio naturale).
Ricordo un cespuglietto di erba zubrowka raccolto da mio padre per cercare di farlo crescere una volta tornati in Italia: si trattava della cosiddetta "erba del bisonte", una graminacea celebre perchè utilizzata per l'aromatizzazione della vodka. Zubr infatti è il bisonte. Il bisonte europeo: questo animale aveva rischiato l'estinzione a inizio Novecento, ora è protetto nelle foreste polacche.
Nel 1988 avevo otto anni. Il muro di Berlino sarebbe caduto di lì a poco. Un giorno di quella vacanza mi avevano comprato il barattolo per fare le bolle di sapone. Io volteggiavo per il parco sotto casa della bis nonna (la nonna di mia mamma, metà della mia famiglia è polacca) con il barattolo in mano, e soffiavo nel sapone per guardare la scia di bolle trasparenti che andavano ad appoggiarsi sulle foglie, sul selciato, sull'acqua della fontana. Non lontano da quel parco che io rendevo magico col mio soffio, c'erano ciminiere che rigurgitavano fumo, palazzoni grigi dove alloggiava la povera gente. Ma intorno a quegli orrendi palazzi c'erano questi giardini alberati, e grandi prati, dove i bambini giocavano assieme, mentre le mamme li sorvegliavano dalle finestre più in alto.

Da allora le cose sono molto cambiate. La rivoluzione politica ed economica hanno  portato a un nuovo ordine sociale e nel complesso la vita del Paese è migliorata, così come l'ambiente naturale. Ho visitato ancora qualche volta la Polonia negli anni. Quest'anno vi si è recata mia madre, alla quale ho fatto due precise richieste: portami le bustine di sementi di Matthiola, che là è più facile da trovare, e fai qualche foto ai giardini tipici della zona.
Io ho già foto di parchi naturali polacchi, ma non ho mai avuto modo di fotografare una cosa più significativa: i giardini popolari.
Ecco, non saprei dove andare a fare una ricerca storica su di loro: come spiegarvi cosa sono? Durante il regime, la gente abitava in minuscoli appartamenti in piccole case o in quei giganteschi palazzi ai quali ho accennato. Degli orrendi formicai. Lo Stato assegnava a ogni famiglia un piccolo pezzo di terra da coltivare: vuoi per le necessità dell'alimentazione quotidiana, vuoi per concedere ai proletari di "passarsi via". Gli appezzamenti erano tutti raggruppati in una zona non fabbricata, poco distante, ma nemmeno vicinissima, dai palazzi dove i proprietari vivevano. Molto spesso ad affittarli, dietro una cifra da pagare allo Stato, erano i minatori, che si dedicavano all'orto per respirare un po' di aria sana e fresca in superficie... Cosa curiosa, era -ed è ancora- praticato l'allevamento dei piccioni viaggiatori in gabbie poste nei giardini. Ricordate il tragico incidente del 2006, quando a Katowice crollò il tetto di un capannone a causa della neve e morirono 66 persone? All'interno era stata allestita proprio una mostra di piccioni. I giardini visitati da mia madre stanno a Chorzow, un paese confinante con Katowice.
Alcuni cittadini nel tempo hanno venduto o ceduto questi appezzamenti di terra (minuscoli, non saprei darvi una misura precisa, forse 50 metri quadri); altri li posseggono ancora, e magari ci hanno costruito dentro una piccola casa (abusiva), che prima era solo un capanno degli attrezzi. Micro residenze estive, di cui i proprietari sono orgogliosi. Ma che carine che sono. Mia madre ha scattato qualche immagine, di nascosto, perchè la gente là è gelosa, e non ama che gli si guardi in casa. Ecco qualche scatto:


Un curioso giardino che definirei roccioso, con diverse piante di sedum e di alisso. Una scultura a forma di cavallo traina un carretto pieno di fiori. Sulla sinistra, in alto, la baracchina degli attrezzi. Come vedete, lo spazio è ridotto, ma curato e vissuto.


Uno stretto sentiero di accesso, affiancato da una lunga aiola di felci e di (parrebbero) Hemerocallis in esplosione fiorifera. Benchè sottile, è molto decorativa la ringhiera dipinta di bianco, elegante e non eccessivamente vistosa.


Un altro sentiero, contenuto da una doppia aiola a fiori bassi, tageti e piante aromatiche, che punta verso una casettina scura con gli infissi bianchi. Davanti alla casettina, un pergolato ombreggiato da un rampicante, ma non capisco di quale specie. L'orto è curatissimo.


Un po' di arte topiara a carattere giocoso, cipressetti e piccole conifere. I fiori gialli mi sembrano rudbeckie. La casetta è variamente colorata, le tinte forti sono d'obbligo. Grandi pioppi sullo sfondo, l'atmosfera è di pura pace.

Na razie ;-)

mercoledì 19 settembre 2012

Santolina viridis oliva - e un'altra guida gratuita.

Presente nel mio orto da maggio, prima non la conoscevo. L'ho collocata tra le fragole, e lo stesso ho fatto con una piccola salvia tricolor, che però non ha voluto saperne di sopravvivere. Ora la santolina invece è bella florida, coronata di stoloni di fragole:


La santolina viridis oliva è caratterizzata da un odore pungente, normalmente accostato, dai manuali che lo descrivono, a quello dell'olio d'oliva. A me sinceramente non piace moltissimo, mi ricorda certi antiparassitari, ma apprezzo l'estetica di questa pianta, un cespuglietto alto 30-40 cm, bello folto, con rametti sottili di un verde pieno ma non troppo scuro. La santolina necessita di una posizione in pieno sole e, sebbene nei manuali si dica che vuole un terreno drenato e asciutto, ha tollerato quello un po' umido - ma non troppo - del posto che le ho assegnato (la salvia tricolor invece non lo ha retto). Appartiene alla famiglia delle Asteracee, è pluriannuale; non ne ho ancora visto i fiori che vengono descritti di colore giallo sui libri.


La santolina ha superato la torrida estate senza problemi, protetta dal viluppo di fragole che le si è formato intorno, e che forse ha trattenuto maggiormente l'umidità. Venti giorni fa ho tagliato tre ciuffetti per farne talee (anche se il periodo non è dei migliori per quelle erbacee). Hanno attecchito tutti e tre, ma li tengo ancora sotto osservazione, e in inverno li riporrò in serra fredda, se non dimostreranno esigenze diverse. Notate il sacchetto da freezer e, per bastonicini di sostegno, due comodissime palette segnanome:


Speriamo che reggano fino alla prossima primavera.

Cercando notizie nel web in merito a questa essenza, ho beccato un'altra guida per la coltivazione delle erbe gratuita, e mi pare pure ben fatta. Di sicuro è molto recente (febbraio 2012). Ve ne dò l'indirizzo, trovato impostando su google "santolina viridis oliva", date un'occhiata: riporta utili consigli di coltivazione (cita anche la santolina "olio d'oliva"), note storiche sulla coltivazione delle erbe, belle foto e l'impaginazione è interessante (contiene anche alcune ricette con le erbe aromatiche, quali altri pregi volete ancora?): www.fachschule-salern.it/download/Kraeuterbroschuere_it.pdf

venerdì 14 settembre 2012

Polemiche e siccità

Un blog di giardinaggio piuttosto "blasonato", legato al sito internet di un importante telegiornale, pubblica, il 6 settembre, un post su un signore abbruzzese multato perchè innaffiava le piante sul balcone. La giornalista ironizza sul fatto che la polizia municipale abbia sequestrato al signore in questione il tubo per innaffiare, come fosse un'arma pericolosa. Il post si chiude su alcune domande che la giornalista si pone: è vero che un'ordinanza del sindaco del comune dove ha residenza il signore multato vieta di utilizzare, nelle ore pomeridiane, l'acqua dell'acquedotto comunale per scopi non potabili: l'uomo è stato infatti sorpreso ad innaffiare in pieno pomeriggio. Ma allora, si chiede la giornalista, non si possono nemmeno irrigare i campi? e i danni per le manutenzioni mancate ai giardini dei cittadini, chi li paga?

Confesso che quando ho letto questo post, per l'ennesima volta mi sono ribaltata dalla sedia di fronte alla superficialità di certi giornalisti, che si spacciano per esperti di giardinaggio e poi pubblicano solo notizie trafugate da altri blog che fanno fashion, o scandalo. E questo articolo, è evidente, non vuole fare informazione, e mira prettamente - e beceramente - a fare polemica gratuita.

Un visitatore dell'illustre blog posta un commento, semplice ma chiaro: "Però in situazioni in cui a causa della siccità si fa fatica a garantire l'erogazione dell'acqua potabile che cosa bisognerebbe fare? A chi tagliamo l'acqua prima, ai gerani o ai bambini?".
Per cui, concludo: e se invece di fare disinformazione, a giugno, i giornalisti finto-giardinieri sollecitassero i loro lettori a verificare se, nel loro comune, sono state emesse ordinanze come quella di cui sopra? Perchè non stimolare la gente a provvedere, visto che negli anni a venire sarà sempre più necessario, a costruire bacini di raccolta o a creare giardini a bassa manutenzione idrica?

E' uscita a luglio un'ordinanza simile anche dalle mie parti: non posso innaffiare dalle sette della mattina fino alle nove di sera. E vabbè, mi adeguo, magari mi alzo dieci minuti prima la mattina. Negli anni prossimi cercherò di attrezzarmi con un impianto idrico automatico, col timer, da far partire di notte. Le motivazioni di queste ordinanze non mi sembrano futili.

Ci facciano tanto belli a pubblicare post pieni di soavi discorsi in merito all'orto biologico, al rispetto per l'ambiente, al giardinaggio etico; e poi ripieghiamo sul sensazionalismo di bassa lega?
Ecco una scusa per pubblicare la foto di un mio cactus fiorito (cactus=poca acqua=in tema con questo post).
Dopo essere fiorito in luglio abbastanza profusamente (vedi post di luglio sui "cactus che fioriscono facilmente"), il notocactus ha ripresentato i suoi fiori giallissimi, addirittura dieci. E innaffiandolo dopo le nove di sera...

Se Taro del blog di Renato Ronco passa di qui: secondo te, che notocactus è?

mercoledì 12 settembre 2012

Hoya kerrii che dà segni di vita

Due anni e mezzo fa, arriva a casa mia questo tipico vasetto che tanto vende a san Valentino: la foglia a cuore di una Hoya kerrii, detta anche Hoya Lucky Heart.


Per tutto questo tempo, la foglia cuoriforme non si è scomodata di un pelo: non è "ingrassata", non è "dimagrita". Non ha emesso foglie, non ha fatto fiori; non ha sviluppato particolari radici, non ha fatto niente di niente. Solo, l'estate scorsa, è diventata un po' gialla. Preoccupata, l'ho messa all'ombra. E' tornata verde.
Stop.
Esasperata, l'ho rifilata a mia madre, che vive in una casa più calda in inverno della mia. Ha accudito questa foglia per tutto l'inverno, tenendola in mezzo alle orchidee. Questa estate l'ha portata fuori, su uno scaffale, sempre in mezzo alle orchidee. Ma niente.
Mia madre, stoicamente, convinta nella vita che può conservarsi nascosta in qualsiasi piccola cosa, e fiduciosa in questo come solo una mamma può essere, ha continuato a dare acqua due-tre volte alla settimana, attenta a non far marcire la talea. Qualche goccia di concime per orchidee deve essere pure scappata.
Un paio di settimane fa, mentre innaffiava, mi dice: -Guarda, il cuore si è allungato, sta per combinare qualcosa.
Due giorni dopo, dietro al cuore, uno strano coso ("coso" ovviamente nell'accezione scientifica del termine) è sbucato dal terriccio (nella foto è indicato con una freccia fucsia, sopra la scritta che mi è sfuggita "blgospot"):


Miracolo! Segnali di vita - come nella canzone di Battiato! lo sto tenendo d'occhio, sembra un piccolo gambo, simile alla radice giovane di una phalaenopsis. Ma non è una radice.
Ho fatto una rapida ricerca in internet, perchè sui numerosi manuali che posseggo, non ho quasi nulla in merito a queste affascinantissime piante che sono le Hoya. Su www.stranepiante.blogspot.com, e su altri siti di giardinaggio, ho rintracciato qualche post sull'argomento. A quanto pare, l'esperienza condivisa da molti che hanno acquistato un "cuore" come il mio, e che lo hanno visto svilupparsi, è consistita nel dover aspettare dai due ai tre anni prima che la Hoya si scomodasse a dimostrare la propria "vegetanza". Quando è successo, il fenomeno ha sempre portato alla pura estasi del proprietario per cotanto avvenimento. Il mio caso conferma sia le tempistiche, sia lo stato psichico estatico rilevati negli altri giardinieri.
Aprirò presto una pagina dedicata, per seguire passo passo questo esemplare.
Dopo la gardenia, una nuova emozione!

mercoledì 5 settembre 2012

L'orrore degli orrori.


E' tornato. L'incubo della mia infanzia.
Il mostruosissimo mostro mostruoso. Il ragno a strisce gialle e nere. Dovrebbe trattarsi di un argiope bruennichi. Ogni tanto, quand'ero bambina, saltava fuori in qualche angolo dell'orto, di solito me ne accorgevo quando ce l'avevo a due centimetri dal naso.
Da anni non lo si era più visto. E adesso è ricomparso. Ma l'ha fatto apposta.
Sapeva che un mesetto fa avevo incontrato un altro della sua compagnia. Stavo tagliando dei rami di basilico in fiore, in braghette corte e ciabatte sotto il sole cocente, quando ho sentito qualcosa zampettarmi sulla gamba. Butto l'occhio, un ragno lungo almeno 7-8 cm, zampe gialle e corpo cicciotto rosso, era sul MIO ginocchio. Il tempo di mollare uno strillo e quello è caduto giù ed è andato a nascondersi tra le fragole. Un insetto tipo foresta pluviale che cavolo ci fa a casa mia!?!
Neanche il tempo che mi passasse la pelle d'oca da quel ritrovamento, e IT è di nuovo nei paraggi.

Schifoooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!!!!! E ce n'è pure uno piccolo vicino ai peperoni!

Qui ci vuole una citazione colta:

Odilon Redon, L'araignée souriante (Il ragno sorridente)

Scheda dell'Argiope bruennichi:
CLASSIFICAZIONE: orrendo
FAMIGLIA: Adams
NOME COMUNE: mostro
SCOPRITORE: io
DIFFUSIONE: orto della Marta
PARTICOLARITA': inguardabile
HABITAT: "è un ragno che si adatta bene ad una grande varietà di ambienti"; soprattutto nell'orto della Marta
AGGRESSIVITA': il sito www.aracnofilia.org la definisce scarsa. A me basta vedere le striscette gialle e nere che mi si raddrizzano i capelli. Leggere poi che si diverte a spaventare i nemici dondolando sulla ragnatela me lo rende ancora più orripilante. Vi garantisco che se si inventa di dondolare in mia presenza, impazzisco.

Ascoltatemi, amici, va bene la talpa, il bruchetto, la cavalletta, la cocciniglia, la cimice, la pelle di serpentello, la famiglia di lucertole... ma il ragno giallo e nero NO! Come me ne libero? Qual è il suo predatore naturale? Devo comprarmi una vipera cornuta? un cobra dagli occhiali? un boa con le lenti a contatto?