venerdì 27 marzo 2015

Le Giornate di Studi di Orticola di Lombardia - tra piante aliene e futuro del giardinaggio

La maestosa sala in cui è stato organizzato il convegno, il neoclassico Salone del Ballo della Villa Reale di Milano.

Sono reduce dalla partecipazione alle Giornate di Studi ideate dall'associazione senza fini di lucro Orticola di Lombardia nei giorni di giovedì 26, venerdì 27 e sabato 28 marzo (quindi ancora in corso). Per questioni di tempo e di lontananza, mi sono limitata a presenziare a quella di ieri. Le "giornate" di  quest'anno concludono un ciclo di appuntamenti quadriennale (2012-2015), organizzato in vista di Expo, e che ha toccato le tappe fondamentali della cultura giardinicola italiana dal '700 ai giorni nostri.
Gli argomenti della giornata sono stati trattati nel limite di una mezz'ora ciascuno (con qualche sforamento, invero, ma succede sempre così ad ogni convegno), e si sono incentrati intorno alla tematica della "cultura delle piante in Italia dal Risorgimento al Terzo Millennio". Hanno relazionato alcune firme storiche della rivista Gardenia, come Francesca Marzotto Caotorta (fondatrice della rivista), Mimma Pallavicini, Paolo Pejrone (architetto, ha aperto i lavori della giornata), Emanuela Rosa-Clot (attuale direttrice di Gardenia), Pia Meda (giornalista), nonchè altri nomi importanti e di professionisti affermati del mondo accademico botanico e non solo. 

Il programma di venerdì mattina:
- Boscoincittà - l'innovazione ha 40 anni di Luisa Toeschi;
- Le piante aliene di Enrico Banfi;
- Le banche del germoplasma per la conservazione e la valorizzazione della biodiversità vegetale di Graziano Rossi;
- Biodiversità, agricoltura e EXPO di Marco Fabbri;
- Gli orti botanici italiani. Il caso della Lombardia di Pia Meda.
Nel pomeriggio:
- Tra moda, oblio e riscoperta: come cambiano le piante e i giardini di Ermanno Casasco;
- Il vivaismo specializzato in Italia e le mostre-mercato di Mimma Pallavicini;
- Mostrare piante e raccontare giardini di Francesca Marzotto Caotorta;
- Progettare giardini in Italia: nuove tendenze di Patrizia Pozzi;
- Editoriali verdi all'inizio del terzo millennio di Emanuela Rosa-Clot.

Raccolgo qui brevemente un paio degli interventi che ho trovato più interessanti.

Paolo Pejorne. Chiedo pietà per le miserabilissime foto che ho rubacchiato tra una relazione e l'altra, e soprattutto mi scuso con gli interessati per non averli immortalati nei loro momenti e posture "migliori".
Nella mattinata si è occupato dell'argomento "Le piante aliene" Enrico Banfi, noto botanico, già direttore al Museo di Storia Naturale di Milano. Questione di grande rilevanza attuale, quello delle piante alloctone, che rischia di diventare molto condizionante negli anni futuri a causa della diffusione di queste specie estranee dei nostri territori, grazie alla loro capacità di spontaneizzarsi, a volte entrando in grave competizione con la vegetazione preesistente. 
Alcune piante aliene sono state introdotte nel nostro Paese volutamente, come la cosiddetta palma del Giappone (Trachycarpus fortuneii), inizialmente coltivata per fini ornamentali solo in serra, perchè si temeva che non resistesse agli inverni rigidi. Nell'Ottocento Robinia pseudoacacia allarga notevolmente la sua diffusione perchè una volta uscita, per così dire, dai giardini dei ricchi che la coltivavano per la bellezza e il profumo dei suoi fiori, si dimostrò ottima nel combattere la franosità del terreno, ed è impiantata lungo i pendii delle ferrovie all'epoca in costruzione. La robinia, osserva Banfi, pur essendo una pianta aliena, ha numerosi pregi: il suo legno è stato in passato utilizzato per costruire le ruote dei carri; sostituendo i boschi di querce e carpini, ha protetto piante di sottobosco che altrimenti sarebbero andate perdute. E' una pianta "contenibile", nel senso che se ne può controllare la diffusione, in quanto matura velocemente, e una volta invecchiata lascia spazio a elementi più giovani. Mellifera, i suoi fiori sono commestibili.
Diverso il discorso per l'ailanto (Ailanthus altissima), che crea deserto nei territori in cui si stabilisce, nel senso che si sostituisce a tutta la vegetazione, opponendosi ad altre consociazioni. La lezione però della robinia e, in modi diversi, dell'ailanto, dimostra che non sempre le piante aliene sono dannose per le zone che le ospitano: nei casi più difficili, rappresentano specie vegetali capaci di sopravvivere in luoghi degradati e nei quali l'uomo non può diversamente intervenire, oppure prestano soccorso a una flora che rischia di compromettersi per la sparizione di tanti alberi.
Dalla seconda metà del Novecento, la diffusione delle piante aliene ha subito una forte accelerazione, a causa degli insediamenti antropici e dell'uso umano dei suoli: una delle nuovissime new entry è Panicum barbi pulvinatum. Una nuova solanacea è stata invece rintracciata in Sicilia, primo caso europeo.
Per contro, coltiviamo nei nostri giardini piante che non consideriamo infestanti o sgradite, ma che in realtà sono dannose per il nostro ambiente naturale. Un caso notevole è quello di Buddleja davidii, la cosiddetta "pianta delle farfalle", che però delle farfalle nostrane è acerrima nemica in quanto fornisce, su vasta coltivazione, luogo di rifugio e di sviluppo dei bozzoli a questi insetti, se la loro specie è esotica, ma non per quelle nostrane, che non ne ricavano nutrimento e quindi non arrivano all'accoppiamento. Pianta delle farfalle fino a un certo punto...
Nymphea x marliacea è una pianta invece che produce splendidi fiori; un suo sviluppo incontrollato mette a repentaglio l'ecosistema dei nostri climi.
Come si affrontano quindi le piante aliene? Vanno per forza perseguitate e sradicate dovunque? Come già accennato, esse si dimostrano utili quando vanno a coprire terre in cui altre specie non potrebbero sopravvivere. Per quel che riguarda casi come la buddleja, basterebbe immettere in commercio cultivar sterili, così da poterle tenere serenamente in parchi e giardini e goderne le fioriture in piena estate, mentre altre specie non fioriscono per le temperature eccessive.

Al microfono Francesca Marzotto Caotorta. Di fianco a lei, Mimma Pallavicini.
Nel pomeriggio, l'intervento (con sforo sulla tabella di marcia di quasi mezz'ora, ma è stato giusto così), di Mimma Pallavicini. Molto più giovanile vista dal vivo che non nelle foto sui suoi libri e sul suo blog, voce fresca e chiara nell'esposizione, la giornalista ha illustrato lo sviluppo in Italia, dagli anni Ottanta in poi, della cultura del giardinaggio, a partire dalla diffusione delle riviste specializzate
1982, nasce Airone; 1984, esce il primo numero di Gardenia; 1986, è il turno della rivista Giardini. La Pallavicini racconta dei suoi esordi professionali con delle tavole per bambini sulla rivista Più, a fine anni Settanta, avvenuto in seguito a un suo contatto con la redazione per segnalare inesattezze ed errori nella nomenclatura botanica.
A fine anni Ottanta si assiste a un boom della divulgazione editoriale della cultura del giardinaggio, grazie alla traduzione di molti libri di Oltremanica. Non sempre queste traduzioni sortiscono un buon effetto: chi traduce non ha competenze botaniche, e non adatta la scelta delle piante ai nostri climi. La cosiddetta "bordura erbacea", che tanto successo riscuote in Inghilterra, sua patria di origine, alle nostre latitudini causa molte delusioni negli appassionati che cercano faticosamente di emularla e riprodurla.
Negli anni Novanta nascono molti vivai di qualità, e i giornali di giardinaggio vedono aumentare vistosamente le copie vendute: i vivai Lossa, Feletig (che dopo essersi dedicato alle rose decide di specializzarsi in siepi da bacca), Rita Paoli, Susanna Tavallini con La Montà, Eta Beta, Didier Berruyer e Davide Picchi sono i fiori all'occhiello italiani (è proprio il caso di dirlo, "fiori"). Contemporaneamente, si allestiscono delle importanti fiere e manifestazioni che faranno storia: Masino, Colorno, Orticola, la Landriana, Frutti Antichi. Ai giorni nostri, ormai ogni città ha la sua manifestzione. Ma venti-trent'anni fa non era così scontato.
La Pallavicini, passando in rassegna velocemente gli anni Duemila, osserva che tra i vivaisti e gli "specialisti del verde" attualmente la delusione è generalizzata. Vuoi la crisi economica attuale, vuoi un certo insuccesso del vivaismo di eccellenza, invocato da molti ma praticato da pochi, in tanti non sono soddisfatti dei risultati ottenuti a fronte dei propri sforzi di coltivazione e selezione di piante di qualità. Fondamentalmente, il giardinaggio praticato dagli Italiani è ancora dozzinale e dilettantesco, improvvisato, e se professionale spesso è esercitato con sufficienza e senza accurati studi.
Negli ultimi quindici anni, in ambito viviaistico si sono distinti Adriana Balzi e il marito con Rose rifiorentissime, specializzato in rose moderne; è nata la manifestazione Murabilia, organizzata dalla stessa Pallavicini.
Cosa prevedono gli scenari futuri? I giardinieri, sulla scorta della lezione di Gilles Clément, dovranno diventare "planetari", professionisti colti e consapevoli dei risvolti ad ampio raggio che la cura dell'ambiente ha oggi giorno. Parola d'ordine sarà "sostenibilità", e attenzione per la flora spontanea dei propri luoghi. Se un tempo i "cacciatori di piante" viaggiavano per il mondo spostandosi di continente in continente, oggi i nuovi esperti botanici devono riscoprire le terre vicine, la vegetazione locale nella sua evoluzione naturale e per influenza dell'arrivo di specie aliene. La prossima frontiera sarà un vivaismo più ponderato, responsabile, che non mira solo a proporre agli acquirenti piante curiose o di bell'aspetto, ma soprattutto piante "testate", adatte davvero ai giardini e ai climi cui sono destinate, sia per fattori climatici sia nel rispetto del risparmio idrico.

sabato 14 marzo 2015

Grande riapertura del parco giardino Sigurtà: intervista con Roberta


8 marzo 2015: dopo la pausa invernale, il parco giardino Sigurtà riapre. Volutamente fatto coincidere con la festa delle donne, l'evento ha previsto l'ingresso gratuito per le signore, e a prezzo ridotto per gli accompagnatori uomini. L'occasione anche quest'anno è stata un successo: con soddisfazione, il parco ha comunicato che ben 10.000 sono state le visite totalizzate in un solo giorno, complice la bella giornata di sole che non ha fatto rimpiangere la vegetazione non ancora del tutto rigenerata dopo il riposo vegetativo invernale.
Il parco giardino Sigurtà, sito a Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona, è un luogo di antiche origini: se ne trovano tracce, sotto la definizione di "brolo", addirittura in alcuni documenti risalenti al Quattrocento. Dopo il ridisegno effettuato dagli anni Quaranta dall'industriale farmaceutico milanese Carlo Sigurtà, è stato aperto al pubblico solo in tempi recenti (dal 1978, per la precisione).
Il parco giardino Sigurtà negli anni si è confermato apprezzato punto di ritrovo per ospiti illustri, soprattutto grandi scienziati e premi Nobel, come Fleming e Sabin. Nell'ultimo decennio, gli attuali proprietari Giuseppe e Magda, figli di Enzo Sigurtà, nipote di Carlo, con grande lungimiranza hanno curato e rinnovato l'immagine del parco. La comunicazione e l'uso dei nuovi media passa da appositi profili sui maggiori social network come Instagram, Facebook, un canale Youtube, Tripadvisor. Il parco ha anche una sua mascotte, uno scoiattolino di nome Tà.
Con coraggio si è reso disponibile il giardino anche a eventi più "leggeri", ma capaci di attirare nuovo pubblico e più giovane: la giornata dedicata al Magico Mondo del Cosplay, Garda Endurance Lifestyle (di cui avevo già parlato qui), e Tulipanomania sono solo alcune delle nuove manifestazioni di cui il parco Sigurtà è scenario.
Questa settimana ho avuto l'occasione di scambiare due chiacchiere con Roberta, giovane addetta stampa del parco, che mi ha accolta per una chiacchierata, con grande disponibiltà e simpatia.

Un'immagine della mattina di apertura del parco dell'8 marzo.
Marta:- Come è nata l'idea di Tulipanomania?
Roberta:- Tulipanomania è un'iniziativa voluta da Giuseppe e sviluppata da lui personalmente assieme allo staff di giardinieri. Una volta all'anno, in estate, si riuniscono tutti (in una specie di "conclave", ndr) e progettano insieme le aiuole che accoglieranno i bulbi per la primavera successiva. Quest'anno, i bulbi di tulipani, muscari, narcisi e giacinti, saranno un milione, e sono stati fatti arrivare appositamente dall'Olanda e dalla Turchia.

M.:- Perchè si è scelto di piantare bulbi e non, per esempio, erbacee perenni?
R.:- Per cambiare spesso! I bulbi, dopo la fioritura, possono essere rimossi facilmente. Ogni anno la disposizione delle aiuole è diversa, e chi le ha viste l'anno scorso quest'anno può tornare per ammirare nuovi scorci e nuovi effetti cromatici floreali. Per l'occasione, abbiamo indetto anche un contest fotografico, dedicato a tutti i visitatori che vi vogliono partecipare.
Alcune caprette della Fattoria del parco, altra novità degli ultimi anni. Il parco ospita diverse specie animali protette.

M.:- Perchè avete deciso di invitare in un parco come il Sigurtà, famoso per le sue atmosfere romantiche e ispirate ai grandi giardini paesaggistici inglesi, i ragazzi che praticano il cosplay?
R.:- Tutto è nato per caso, in seguito a una richiesta di contatto pervenutaci da parte di Giorgia Vecchini, celeberrima cosplayer veronese. Giorgia cercava un luogo evocativo in cui ambientare i suoi personaggi dei fumetti, e Giuseppe si è dimostrato disponibile ad accoglierla nel parco per un set fotografico. La cosa è cominciata un po' in sordina, ma l'evento è stato ripetuto negli anni e il successo non si è fatto attendere. Attualmente, l'evento Cosplay organizzato da noi è il più rilevante d'Italia, per numero di ragazzi ospitati e impatto mediatico. Il Sigurtà si è dimostrato l'ambientazione perfetta per tutti questi artisti che nei sottoboschi del giardino trovano il luogo ideale per far agire i loro personaggi. Pensa ad esempio a quelli del Signore degli Anelli!

M.:- Negli anni il Sigurtà è stato spesso anche set cinematografico di videoclip musicali e di campagne pubblicitarie.
R.:- Sì, moltissimi videoclip sono stati girati qui, spesso dal famoso regista veronese Gaetano Morbioli. Quest'anno Chanty, nuova proposta di San Remo con il brano "Ritornerai", ha ambientato il suo video nel labirinto, la più recente delle nostre attrazioni. E' stata fortunata, perchè le riprese sono state effettuate in dicembre il giorno dopo una nevicata, per cui ha potuto sfruttare la bellezza del labirinto spruzzato di bianco. Comunque anche la moda ha fatto "tappa" al Sigurtà in numerose occasioni: ci sono state partecipazioni a serate speciali da parte di grandi marchi di abbigliamento, come Moschino e Gucci.
Una coppia di giovani filippini posa in abiti tradizionali per le foto del proprio album matrimoniale. Il parco giardino Sigurtà prevede un'accoglienza speciale e appositi servizi per chi volesse celebrare qui le proprie nozze.

M.:- Sono molti gli stranieri che visitano il parco?
R.:- Sì, soprattutto russi, tedeschi, olandesi, israeliani, svizzeri. Meno gli inglesi. Queste nazionalità rispecchiano in realtà il turismo che frequenta il lago di Garda, che sta a otto km di distanza.
M.:- Domenica ho visto una coppia orientale che posava davanti a un gruppo di fotografi. Chi erano? Cosa stavano facendo?
R.:- Mmmh... erano due ragazzi filippini! Hanno scattato nel parco le foto del loro matrimonio!



M.:- Il parco è molto pulito, come fate a mantenerlo così curato, anche dopo l'afflusso di orde di turisti? Domenica non ho visto spazzini in giro, li avete travestiti da cespugli?
R.:- (Ride). Ti ringrazio per averlo notato, la pulizia è una cosa a cui teniamo molto. Il rispetto va trasmesso ai visitatori facendo loro trovare tutto in ordine: questo spinge le persone a comportarsi bene e ad avere cura di quello che trovano.

Foglioline pronte ad aprirsi di uno dei bellissimi aceri del parco (Katsura).

M.:- Un'ultima curiosità: e con la temibile piralide del bosso come ve la siete cavata? Il parco giardino Sigurtà è celebre per le sue "sculture vegetali" ricavate dal naturale sviluppo di numerosi esemplari di questa pianta qui coltivati da secoli.
R.:- Purtroppo la piralide è arrivata anche qui, nel 2013. E' stata prontamente combattuta con dei trattamenti speciali. Ovviamente i nostri giardinieri restano sempre in guardia.

Il parco poco prima del tramonto, senza la calca dei visitatori. Atmosfera serena, prato pulitissimo, come se 10.000 persone non fossero neanche passate di qui pochi giorni fa.


sabato 7 marzo 2015

Come conservare la mimosa

Non ha di certo un colore romantico, la mimosa, ma, complice l'istituzione della "festa della donna", è diventata un simbolo del genere femminile. La si ama o la si odia - qualcuno ne è purtroppo allergico. A me piacciono le sue simpatiche infiorescenze a "piumino": la loro vaporosità rende gradevole un colore vivace che di per sè sarebbe troppo aggressivo.
Mio marito non ne sopporta l'odore, e l'unico mazzetto che ricevo l'8 marzo me lo regala mio padre. Per non rinunciare alla mia mimosa e non subire le lamentele del coniuge, la metto in un vasetto che tengo sotto una campana di vetro, così che il profumo non si espanda per la casa eccessivamente.



L'uso della mimosa essiccata non è molto diffuso, ma è da considerare, in quanto i "pallini" gialli di questa pianta mantengono anche da disidratati un colore festevole e molto primaverile. Il procedimento di essiccazione della mimosa è quanto mai basilare, facilissimo.


Appena ricevete la vostra mimosa, liberatela dall'incarto e dai nastrini che ne stringono i gambi. Sperando che il mazzetto, al momento del regalo, sia abbastanza fresco, godetevelo un paio di giorni collocandolo in un vasetto di acqua tiepida. 




Prima che i fiori più bassi, a contatto col vaso e con l'acqua, manifestino segni di marcescenza diventando marroncini, estraete il mazzo dall'acqua e asciugate i gambi con della carta da cucina. Aprite i rami più compatti e più folti, e stendeteli su un vassoio pulito, senza accavallarli. Si seccheranno anche stando in casa (in questo periodo, almeno nel nord Italia, i riscaldamenti sono ancora accesi). Non serve collocarli su un termosifone o una stufa, hanno bisogno di aria non stagnante di una stanza asciutta e non troppo fredda. Saranno pronti dopo una settimana, ottimi per composizioni floreali in quadro, per pot-pourri o per decorare i fiocchi dei regali.
 

Potete provare a essiccare i rami anche legandoli e tenendoli a testa in giù, con uno spago di iuta o un elastico, appesi in una stanza senza umidità o in un luogo protetto dalla pioggia e dal troppo vento. Ricordate però che i fiorellini risentono molto facilmente del contatto tra di loro, e non vanno tenuti troppo stretti (motivo per cui preferisco l'essiccazione su vassoio).
Molto belle da secche anche le foglie: hanno una forma caratteristica e mantengono un intenso colore verde.