sabato 31 maggio 2014

Libri di giardini e di rose - con mistero

Concludo il mese di maggio con la recensione di un paio di volumetti che ho da poco finito di leggere.
Nuovissimo il libro di Andrea di Robilant: Sulle tracce di una rosa perduta. Uno scrittore. Un fiore misterioso. Un viaggio tra storia e giardini, ed. Corbaccio, 195 pp., rilegato, euro 14,90. L'ho acquistato si può dire alla cieca, non ne avevo letto ancora alcuna recensione, nonostante sia segnalato sul numero di maggio n. 361 di Gardenia. La trama è semplice, e si tratta di un'esperienza reale: lo scrittore di Robilant, autore di alcuni libri di carattere storico incentrati sulle vicende dei suoi nobili antenati veneziani, un'estate visita il paesino di Alvisopoli, fondato nella seconda metà del Settecento dal suo quadrisnonno, il doge Alvise Mocenigo. Nel giardino della villa padronale in cui abitarono i suoi avi, spazio verde ormai quasi lasciato a se stesso, di Robilant viene informato della presenza di una rosa di cui nessuno conosce l'origine, detta "moceniga", ma che indubbiamente sta lì sin dal progetto originario del giardino. Di Robilant comincia una lunga ricerca per scoprire la catalogazione e quindi il vero nome di questa rosa antica. L'intento lo porterà a conoscere e frequentare rodologi di fama internazionale ed esperti in rose coltivatori di stupende collezioni private, come i coniugi Garlant. Passo dopo passo, si delineano le vicende che avrebbero portato la rosa moceniga ad Alvisopoli dalla Francia, e di Robilant intuisce che la specie di appartenenza della sua beniamina potrebbe essere quella delle rose cinesi...
Ho iniziato a leggere questo libro col naso un po' alto: lo stile narrativo di di Robilant è essenziale, senza infamia e senza lode. Ma la storia, che a sua volta si apre su tanti altri racconti che hanno per protagoniste le rose e il loro ruolo nelle relazioni umane, mi ha presto coinvolta, e ho sfogliato ogni pagina con curiosità crescente. Sebbene non sia opera di un esperto di giardinaggio o di un vivaista famoso, il libro fornisce informazioni utili per chi voglia approcciarsi all'affascinante mondo delle rose. Interessante il capitolo dedicato all'incontro col professor Mancuso (autore, assieme ad Alessandra Viola, del volume Verbe brillante. Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale, ed. Giunti 2013) e alle ultime ricerche scientifiche in merito al riconoscimento di piante dalla varietà ignota.

Diverso e più sfaccettato l'argomento affrontato da Jorn de Précy, nel libro E il giardino creò l'uomo. Un manifesto ribelle e sentimentale per filosofi giardinieri, a cura di Marco Martella, ed. Ponte alle grazie, 125 pp. Si tratta della prima pubblicazione italiana dell'unico testo lasciato da de Précy, un nobile inglese di origini islandesi e bretoni dalla vita molto appartata, che si dedicò quasi esclusivamente al suo giardino di Greystone, nell'Oxfordshire.
Ormai anziano, de Précy stende quello che è il suo "testamento di giardiniere". Deprecando il disinteresse dei suoi contemporanei per la natura e il paesaggio, e soprattutto l'aggressività dimostrata da questi verso la poesia dei luoghi creati autonomamente dalle piante, de Précy rilancia il profilo di quello che dovrebbe essere, secondo lui, un vero giardiniere: una persona in grado di cogliere lo spirito degli spazi sui quali va a mettere mano, interpretandone e seguendone il genius loci, senza prevaricarlo con scelte artificiali e insensibili al mistero e alla poesia che la natura sa trasmettere con l'architettura degli alberi e il silenzio dei fiori.
"Un giorno (quanti anni avevo? Quattordici? Quindici?), mentre camminavo senza meta sulle colline nude, perduto in chissà quali pensieri tormentati come spesso accade durante l'adolescenza, mi imbattei in un boschetto di betulle. Erano disposte in cerchio, un cerchio perfetto, come tracciato col compasso. Le loro cortecce argentate, biffate di nero, attirarono prima i miei occhi, poi la mia mano. All'interno del cerchio, colpite da un raggio di sole, mi apparvero in mezzo all'erba e al muschio le corolle color malva di minuscoli ciclamini. Le betulle mi invitavano a entrare in quel cerchio. [...] Chiusi gli occhi. Quando li riaprii mi parve che, inspiegabilmente, l'universo intero mi si offrisse alla vista. [...] <<E' dunque questo, un giardino...>> dissi a me stesso, la gola serrata".
Bellissima questa illuminazione iniziale, che mi ha molto colpita. Il testo per me è poi proseguito piacevolmente, solo si è fatto sempre più evidente, man mano che leggevo, che le intuizioni dell'autore -accompagnate da romantiche osservazioni sempre in bilico tra nostalgia per un passato arcadico e polemica contro l'indifferenza della modernità-, se erano una grande novità per gli inizi del Novecento, nella nostra epoca hanno già trovato tante altre voci a sostenerle (pensate ad esempio a Gilles Clément).
Niente di nuovo quindi, per quanto riguarda il sollecito al ritorno all'amore per i giardini naturali, volontariamente opposti all'invadenza calcolatrice degli spazi del progresso umano. Ancora da rivalutare, invece, l'accorato monito di de Précy a prendersi l'impegno, coltivando un giardino, ad ascoltare l'intima voce della natura e ad assecondarne il carattere indomito e sentimentale.
Nella fretta di risolvere altre mie questioni, terminato il libro non mi sono presa la briga di approfondire una misteriosa postilla lasciata dall'editore sull'autore del libro. Ho poi scoperto un importante, come dire, "risvolto" sulla vita di de Précy, che vi consiglio di leggere solo a libro concluso. Qui la chiave del piccolo enigma. Fatemi sapere le vostre impressioni.

6 commenti:

  1. Libri e giardini...un matrimonio perfetto. Buona fine di settimana.

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  2. non ho ancora comprato il libro di Robiland...e non ho ancora mai visto sta 'rosa moceniga'...eppure abito a pochi minuti da lei...ma sapendo che è in 1giardino privato non aperto al pubblico non ho mai avuto coraggio di farmi avanti.prima visita altuo blog.amo le rose e le viole.sono passata da qui grazie al blog about garden.

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    1. Ciao Raffaella, grazie della visita. E' sempre così: certe cose le si ha sotto il naso, e neanche si sa che esistono! Ma Internet aiuta molto a non farsi scappare eventi interessanti. A presto!

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  3. Il libro di de Précy era già nella mia lista, ma anche quello di di Robilant sembra interessante; farsi guidare da una rosa e andare a ritroso a curiosare nel passato dev'essere stato un bel viaggio della mente.

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