sabato 18 agosto 2012

Biancaneve e il cacciatore

Il film non è una novità: in Italia è arrivato l'11 luglio e ormai sta uscendo dalle programmazioni dei cinema. L'ho visto soltanto ieri, in sala eravamo in sei. Mi è piaciuto, nonostante abbia colto qualche difettuccio. La regia è di Rupert Sanders; la regina malvagia, Ravenna (!), è interpretata da una splendida Charlize Theron; Biancaneve è interpretata dalla giovane -e pallida- Kristen Stewart.
Fin dalle prime immagini mi ha molto colpito il rilievo dato alla natura nell'ambientazione delle scene più importanti del film.
La storia si apre sugli splendidi giardini coperti di neve del castello dove i genitori di Biancaneve vivono. La madre, passeggiando, nota un bocciolo di rosa rossa su un roseto spoglio, e si punge con una spina. Il giardino, ripreso dall'alto, ha forme geometriche regolari, con varie siepi di bosso accuratamente potate, alcune a palla, altre a cavatappi. Alcune gocce di sangue della donna cadono sulla soffice neve, il destino della bimba che porta in grembo è già segnato: bianca-come-la-neve, natura e magia realizzeranno le aspettative materne di bellezza e di rarità della figlia.
Nel procedere della storia, a metà tra la fedeltà alla favola e un'interpretazione della stessa in chiave fantasy, con uso di apprezzabili effetti speciali (bella l'idea dello Specchio della perfida regina tipo gong d'oro da cui esce fluidamente lo spirito che gli dà voce), Biancaneve, fuggita dal castello dove Ravenna la teneva prigioniera da anni, si perde nella Foresta Oscura: una foresta che serba pericoli ad ogni passo per chi la attraversa. Questa pericolosità è stata intelligentemente resa riempiendo il paesaggio boschivo di immagini di decomposizione e putridume, come nidi di scarafaggi, mucchi di vermi, funghi che emanano nubi tossiche di spore che ingannano i sensi dei malcapitati che li respirano. Ma poi si scoprirà che la foresta "sente le tue paure", tutto quell'orrore nasce dai travagli interiori di chi lo vede, dai suoi incubi più nascosti.
Dalla Foresta Nera, dopo un breve cambio di ambientazione sulle rive di un fiume, si passa al bosco delle Fate: secondo me meno affascinante, e un po' prevedibile, abitato da creature immaginarie che sanno di già visto (Avatar, Il Signore degli Anelli), costellato di folletti con giganteschi occhi azzurri e voli di farfalle leggiadre in ogni dove.
Come leit motiv, il film, diviso tra due figure femminili contrapposte, sceglie le ossessioni di eterna giovinezza e bellezza di Ravenna, cui fa da contrappunto il coraggio altruistico di Biancaneve novella Giovanna d'Arco. Se Ravenna, in diversi flash back, ricorda il suo passato fatto di delusioni amorose e totale sfiducia nei confronti del genere maschile, che vuole dominare col potere del suo fascino femminile, Biancaneve, pura e innocente, ha al suo fianco uomini fedeli disposti a morire pur di difenderla. Mentre le due eroine lottano fra di loro, il paesaggio riflette l'alternarsi delle loro fortune mutando da freddo e inospitale (la Foresta Oscura) a paradiso in terra (bosco delle Fate al mattino, in un'aurora dai contorni magici), a seconda di chi delle due è in "vantaggio".
Il film, nella seconda parte, scade un po' nella retorica, e certi episodi non si concludono (vedi la prima volta in cui il fratello di Ravenna, Finn, rischia di morire nella Foresta Oscura, ma poi ricompare sanissimo senza spiegarci che in qualche modo lo ha aiutato la sorella; alla fine del film, il numero dei nani non è giustificato in maniera evidente -non posso dire altro per non rovinare la sorpresa). La psicologia di Ravenna non è chiara: è cattiva per vendicarsi dei maschi, o per vendicare l'infelice sorte della madre che, con un incantesimo, l'ha resa così potente, o solo perchè il desiderio dell'eterna giovinezza le ha deviato la mente?
La favola, così come è stata interpretata, mi ha ricordato le tematiche di La morte ti fa bella e la Sharon Stone malvagia antagonista in Cat Woman (contro Halle Berry).
Il potere, per le donne dei nostri giorni, è ipotecato all'avvenenza delle loro detentrici: che sia uno specchio magico a ricordarglielo, o la rivista di gossip che spaparazza la loro cellulite quando se ne stanno in spiaggia, le donne sanno di avere ancora diverse battaglie da combattere contro i luoghi comuni che le bersagliano. 

2 commenti:

  1. Ciao Marta, raccontato da te, sembra perfino bello! Io non amo le rivisitazione delle fiabe classiche, di solito perdono tutto il fascino e il valore intrinseco. Si depurano di tutto e si trasformano, come dici tu, in qualcos'altro..

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    1. Beh, bisogna anche aprirsi ai nuovi punti di vista! l'importante è che facciano sognare. Io al cinema voglio SOGNARE!

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