Le tillandsie sono un genere di piante numeroso, che comprende esemplari tra loro molto differenti. Appartenenti alla famiglia delle bromeliacee, sono comunemente distinte in piante "verdi" (come la famosa Tillandsia cyanea) e in piante "grigie" (es. la Tillandsia xerographica, a forma di rosetta). Sono piante epifite: non parassite, ma bensì piante che in natura vivono appoggiate su altre piante (un po' come certe orchidee). Spesso provviste di radici, quando le posseggono le usano solo per ancorarsi ai rami degli alberi o altrove. Loro caratteristica è quella di poter vivere senza terreno, in quanto per assorbire l'acqua invece delle radici utilizzano le foglie, che sono ricoperte da tricomi, speciali peletti pluricellulari che catturano l'umidità.
Le tillandsie "grigie" sono così chiamate per via del loro colore derivante dalla fitta presenza di tricomi: diventano verdine solo a contatto con l'acqua, occasione in cui l'epidermide sottostante allo strato di tricomi mostra il proprio colore. Nei paesi del centro America, da cui tutte le tillandsie provengono, è facile trovarle appese ai cavi del telefono, alle reti metalliche, nei posti più impensabili. Coltivate all'aperto, ma all'ombra e al riparo di alberi o tettoie, possono essere ammirate ad esempio nei giardini delle Hawaii e sull'isola di Madeira (per citare un paio di luoghi dove le ho ammirate dal vivo).
Le esigenze idriche però dei vari esemplari di tillandsia possono essere differenti a seconda delle regioni di provenienza delle piante. Molte provengono da regioni sub tropicali umide, altre da regioni più secche. Non intendo in questo post dilungarmi nella presentazione di un genere che comunque conosco solo per pochi aspetti: vi segnalo, nel caso voleste approfondire l'argomento, il sito http://www.tillandsiae.net/. Voglio invece descrivervi una mia esperienza personale con una tillandsia.
Le tillandsie "grigie" sono così chiamate per via del loro colore derivante dalla fitta presenza di tricomi: diventano verdine solo a contatto con l'acqua, occasione in cui l'epidermide sottostante allo strato di tricomi mostra il proprio colore. Nei paesi del centro America, da cui tutte le tillandsie provengono, è facile trovarle appese ai cavi del telefono, alle reti metalliche, nei posti più impensabili. Coltivate all'aperto, ma all'ombra e al riparo di alberi o tettoie, possono essere ammirate ad esempio nei giardini delle Hawaii e sull'isola di Madeira (per citare un paio di luoghi dove le ho ammirate dal vivo).
Le esigenze idriche però dei vari esemplari di tillandsia possono essere differenti a seconda delle regioni di provenienza delle piante. Molte provengono da regioni sub tropicali umide, altre da regioni più secche. Non intendo in questo post dilungarmi nella presentazione di un genere che comunque conosco solo per pochi aspetti: vi segnalo, nel caso voleste approfondire l'argomento, il sito http://www.tillandsiae.net/. Voglio invece descrivervi una mia esperienza personale con una tillandsia.
Tre anni fa, ne acquistai una (probabilmente una usneoides, per capirsi) in un noto vivaio della provincia di Verona, alla spettinante cifra di euro 25 (un'amica quest'anno l'ha trovata per 10 euro a Orticola). All'epoca mi fu consigliato di innaffiarla facendole ogni due-tre giorni un bagnetto nell'acqua. Consiglio quanto mai sbagliato: la mia tillandsia morì rinsecchita dopo tre mesi, nonostante avessi preso a farla sguazzare in un catino tutti i giorni, vedendola perdere sempre più vigore.
Dopo qualche mese, nell'autunno del 2009, mio marito, che dopo questa prima esperienza aveva scoperto con me l'esistenza delle Tillandsiae, notò un giorno una signora mentre gettava nel cassone dell'immondizia una tillandsia ficcata in un sacchetto di plastica. Sconcertato, mio marito le chiese il perchè del gesto, e la signora, che era una fiorista, raccontò di essersi procurata quell'esemplare perchè pensava di usarlo nel bouquet di una sposa; questa, alla vista della tillandsia, non se ne era dimostrata soddisfatta, e la fiorista, arrabbiata per i soldi spesi inutilmente, aveva deciso di disfarsene in fretta.
Mio marito colse la palla al balzo, la chiese in regalo e me la portò a casa: la sera, estrasse davanti ai miei occhi increduli un esemplare lungo due metri, folto come una parrucca, e con le foglie più sottili di quella che mi era morta prima.
Memore della precedente tragedia vegetale, ho accolto la nuova amica meglio che ho potuto (e adesso dal passato remoto passo al passato prossimo perchè sono veneta e certi tempi verbali, parlando di vita quotidiana, mi mettono in imbarazzo...). Ho appeso la cespugliona in bagno, il luogo più umido che potevo offrirle, e lì l'ho lasciata. Procuratami un nebulizzatore, l'ho spruzzata tutti i giorni una o due volte accuratamente su tutta la lunghezza. Mai bagnetti. La pianta ha gradito, si è seccata un po' esternamente, ma si è ambientata. Il bagno invece si è coperto, sulle pareti non piastrellate, di macchie di muffa (figuratevi, tutta quell'umidità).
Il nostro idillio è durato fino alla primavera del 2011. Siccome abbiamo restrutturato un secondo bagno che contiene una doccia nuova e più grande, la frequentazione del bagno con la tillandsia è diminuita drasticamente, e la pianta ne ha risentito, fino a morirne. Più del nebulizzatore la aiutavano, evidentemente, i vapori delle docce di acqua calda.
Per me è stato un dispiacere, tra l'altro l'agonia della pianta è iniziata durante l'ultimo mese prima del mio matrimonio, e al mio ritorno dal viaggio di nozze era in condizioni penose. Presa da mille incombenze, non sono riuscita a soccorrerla come avrei voluto. In compenso posso dire di aver regalato a quella povera tillandsia un paio di anni di vita in più e una morte più decorosa di quella tra la spazzatura... Spero che questo post possa essere d'aiuto a qualche altro soccorritore di tillandsie.
Nella foto seguente: la mia povera Till, ancora col fiocco arancione con cui era tenuta unita e con cui sarebbe finita nelle immondizie. Era appesa al soffitto, penzolava sulla lavatrice. Ha l'aspetto grigio di quando era asciutta. Riceveva luce filtrata dalle tende.
Nella foto seguente: la mia povera Till, ancora col fiocco arancione con cui era tenuta unita e con cui sarebbe finita nelle immondizie. Era appesa al soffitto, penzolava sulla lavatrice. Ha l'aspetto grigio di quando era asciutta. Riceveva luce filtrata dalle tende.
Mah... io le varie che ho avuto hanno fatto tutte la stessa fine della tua e quasi sempre dopo una lunga vacanza, quando di colpo non le potevo più nebulizzare per un periodo.
RispondiEliminaLa pianta che mi è durata più a lungo, 6 anni circa, è stata l'ultima, una tilladsia che invece di appenderla al soffitto, l'avevo fissata ad un legno appeso al soffitto.
Ho preso un bel pezzo di legno secco, ma già marcito e screpolato e gli legato con un cordino la parte della tillandsia che mi sembrava più simile a delle radici. Poi però lasciavo che le foglie assorbissero l'umidità delle docce, ma la nebulizzazione la facevo solo sul pezzo di legno, che assorbiva rapidamente.
6 anni!?! Bisognerebbe sapere quanto a lungo possono vivere queste piante, magari hanno una "data di scadenza", e più di tanto non si può pretendere.
RispondiEliminaMa se qualcuno a casa tua si imbatteva prima nel giglio vudu e poi in una specie di scalpo appeso in bagno, scappava a gambe levate!!...scherzo, come sempre bel post interessante. Ciao!!
RispondiEliminaAh ah effettivamente riesco sempre a lasciare sbigottito mio padre. Durante il viaggio di nozze gli ho telefonato per dirgli dir dar da bere alla pianta che avevo in casa (la tillandsia). Lui non ha capito e ha innaffiato un'orchidea finta che tenevo in salotto...
RispondiEliminamia madre ne tiene una in cucina,nel mio nuovo bagno pensavo proprio a questo tipo di pianta.
RispondiEliminasiete stati carinissimi ad "adottare" quella piantina :)