venerdì 28 marzo 2014

Il peperoncino più piccante del mondo

Da tempo cerco di trovare per mio padre delle piante di peperoncino nuove e più piccanti del solito, da coltivare nel suo orto. Ma tutte le volte è la stessa storia, e lui mi rimprovera: ma che roba mi hai portato? questa pianta non produce niente di piccante! ha poco sapore! hai scambiato i semi di pomodoro con quelli di peperoncino? questi sono quasi dolci!
Quest'anno ho deciso di stupirlo con effetti speciali, procurandogli:

TRINIDAD SCORPION


"Grande come una palla da golf, il re dei peperoncini è originario dell'isola di Trinidad ed ha detenuto il primato di più piccante al mondo, facendo registrare il punteggio record di 1,4 milioni sulla scala di Scoville". Questo quello che riporta il catalogo dell'impresa vivaistica che lo vende (ma mi sa che hanno copiato da qui).
Capito? MUY PICANTE! Trinidad Scorpion, il sesto grado su sei della scala Richter della piccantezza, la madre di tutte le piccantezze, el brusiòr de la lingua, le fiamme dell'inferno nel piatto, da me ribattezzato anche "el pimiento de la muerte". Per coltivarlo bisogna avere il patentino da vigile del fuoco... sto scherzando per carità, sono proprio curiosa di vedere cosa questa pianticella sarà capace di emettere. Habanero ci fai un baffo.


Ho scovato questo vasetto alla IV edizione della Fiera di Vita in Campagna, la terza che visito.Un evento organizzato dall'omonima rivista, in fase di evoluzione, ogni anno più grande ed ogni anno più frequentata. Ci si trova un po' di tutto: piante da orto e da giardino, attrezzi agricoli nuovi e antichi, sementi, serre, animali e mostre di animali, stand gastronomici di prodotti locali, e soprattutto un sacco di corsi gratuiti tenuti da esperti del settore. La fiera non è particolarmente ricca di "finezze": come coltivatrice della domenica, finora ho visto in esposizione poche varietà rare o novità esclusive. Ma mi piace molto l'intraprendenza di questo evento, e questi corsi di cui vi dicevo, sulla potatura delle piante da frutto, sugli innesti, sull'allevamento di animali, sull'essiccazione delle erbe aromatiche, ecc. Corsi gratuiti, molto seguiti, forse il vero tratto distintivo di questa fiera.


Goji, i piccoli frutti del momento. Mi chiedo se comprarne uno.

Coppia di Morosetas. Se avessi lo spazio...

Grande la varietà di semi in busta venduti da alcuni commercianti, anche se non a prezzi economici (ecco, io non capisco perchè alle fiere la roba costa quasi di più che fuori. Non dovrebbe essere il contrario?). Ho fatto incetta di:



peperoncini, coste colorate, qualche curiosità botanica. E ho trovato anche una piantina di vigna caracalla (se ricordate, in questo post mi ero ripromessa di ordinarla per quest'anno). Non credevo ai miei occhi.
Bene miei cari, auguro a tutti un bel fine settimana. Io ho qualcosa da seminare...

Last week-end I visited the Vita in Campagna's fair (Vita in Campagna is an italian magazine). Here I've bought the 2014 most of the world: Trinidad Scorpion, from Trinidad Island.I found also a plant of vigna caracalla, that I was searching from long time, and various seeds for my vegetable garden.

venerdì 21 marzo 2014

Antiche camelie della Lucchesia


Nei giorni 15, 16, 22, 23, 29 e 30 marzo 2014 è in calendario la XXV manifestazione dedicata alle Antiche camelie della Lucchesia. Quest'anno non ho resistito e sabato scorso sono andata a farmi un giro.



Organizzata nel piccolo borgo di Pieve di Compito, che per l'occasione è raggiungibile solo tramite navetta (partenza dal parcheggio di Capànnori), la manifestazione si articola in più iniziative, in cui ovviamente le camelie la fanno da protagoniste assolute. In calendario sono previsti laboratori musicali, concerti, estemporanee di pittura, mostre di pittura, cerimonie del tè, degustazioni di tè, vendita di piante e prodotti locali, visite guidate ai camelieti e ai monumenti, degustazioni di acque sorgive del compitese, spettacoli...
La prima meta della mia visita, come previsto dal percorso appositamente studiato per i turisti, e che si snoda lungo tutto il borgo, è stata la mostra scientifica presso il Centro Culturale Compitese, che raccoglie moltissimi fiori delle varietà coltivate nel camelieto. Ho visto cose che voi umani...
Camelie color viola scuro (scusate se alcune delle varietà che elenco non hanno nome, ma non sempre ho rintracciato un cartellino):


Camelie con bordi sfrangiati come un garofano:


Camelie che sembrano boccioli di rosa:


Camelie variegate, camelie con petali giganteschi, camelie delle tonalità di rosa più romantiche:


Proseguendo la visita, sono arrivata all'Antica Chiusa Borrini. Avevo delle aspettative per questo luogo. Qui, nel 1990, un discendente della famiglia Borrini ha avviato una coltivazione sperimentale di Camellia Sinensis L., ovvero la pianta del tè. Un esperimento tutto nostrano, che ha portato alla produzione su piccola scala del "primo tè italiano". Un depliant della manifestazione lo definisce molto apprezzato anche all'estero, in quanto degustato a livello internazionale.

vista sulla coltivazione di camelie della Chiusa Borrini

Da un po' di tempo mi interesso di tè e della sua storia, a livello totalmente "amatoriale". Potete immaginare la mia emozione nel varcare la soglia della Chiusa... peccato che ciò che lì ho visto non sia stato all'altezza dei miei sogni. Un appezzamento di terra che mi permetto di definire incasinato, coltivato sì a camelie, ma pericoloso da percorrere sin dall'entrata (ovunque cartelli che mettevano in guardia dal sentiero scivoloso, e sistematelo cavolo, per non parlare delle legende per la classificazione delle varietà coltivate, sgangherate o scolorite dal sole). E questo era solo l'inizio.
Il punto di vendita del celebrato tè italiano era un gazebo con un tavolo su cui erano sparsi dei depliant, qualche espositore, e una limitatissima scelta di tè presentati in scatolette costosissime e pure loro sbiadite per eccessiva e prolungata esposizione al sole. Figuràtevi che qualità di contenuto. Ho tirato dritto sconvolta.


Tutta questa trascuratezza mi è davvero dispiaciuta: l'iniziativa è lodevole, ma c'è molto da migliorare, e spero che in futuro qualcuno apra un po' gli occhi e non si faccia scappare l'occasione di sviluppare bene questo progetto.
Per fortuna l'itinerario è proseguito per il bellissimo borgo di Pieve di Compito, tra mura antiche e case di pietra con piccoli giardini (in cui logicamente non manca mai una camelia). Scorci meravigliosi, e tanta tranquillità, visto che il traffico era bloccato e tutti i turisti potevano muoversi solo a piedi. Un po' perdendosi, perchè la cartellonistica del tragitto non era molto curata (per non dire inesistente).



ponticello di Capo di Vico
Approssimatosi il mezzogiorno, con mia madre e mio marito (miei accompagnatori, infaticabili sostenitori delle mie schizzatissime idee di viaggio) abbiamo fatto sosta prandiale alla Baita (ristorante della zona, menù di pochi piatti ma gran ben cucinati, dolci della casa fantastici e soprattutto prezzi bassi). E via alla tappa successiva: il Camellietum.



Qui finalmente il morale mi si è risollevato: il giardino monotematico è molto bello, dislocato su un crinale del monte, all'ombra del bosco, e diviso in diverse "stanze" che raccolgono varietà di camelia per lo più lucchesi e toscane, ma non solo. Lo spazio è concepito soprattutto per le varietà a rischio di estinzione. Il Camellietum è nato nel 2005, per conservare e salvaguardare le cultivar antiche in un luogo con terreno adatto (acido e ricco di acqua, come testimoniano i numerosi ruscelletti della zona). A suo tempo, l'inaugurazione ha visto coinvolti nomi importanti, come quelli di Mr Gregory Davis, Presidente dell'International Camellia Society, e del signo Kotaro Tanimoto, Presidente dell'Exporter's Tea Association di Shizuoka.
Mille ormai le cultivar collezionate in questo splendido giardino, regno di pace e di bellezza floreale.

la superba Camellia Japonica L. Contessa Lavinia Maggi Alba, a fiore doppio bianco puro

Camellia Japonica L. Hakuhan Kujaku

Camellia Japonica L. Niobe

Terminata la visita al camelieto, siamo tornati al borgo. Tra viette e vecchie mura medievali, siamo approdati a Villa Orsi, oggi agriturismo ed azienda agricola, dove abbiamo potuto assistere ad una cerimonia del tè all'aperto, con degustazione per gli osservatori.


bellissima ed elegantissima la signora che offriva le tazze di tè ai presenti

Magnifici gli esemplari di camelia anche in questa villa coltivati, alcuni divenuti alberi molto alti e dalla chioma piena di corolle. Nel giardino di Villa Orsi si contano almeno ottanta camelie antiche di grandi dimensioni.
Infine, il momento "sciòppin": una veloce visita al mercato dei vivaisti, allestito in un piccolo campo sportivo vicino alla Mostra scientifica attraversata in mattinata. Molte e belle le camelie vendute in vasi di non grandi dimensioni (fatti apposta per i turisti che sono costretti a tornare indietro sulla navetta, e non possono di certo portarsi dietro un baobab). Buoni i prezzi, che solo la zona produttiva d'origine può permettersi. Per cui abbiamo approfittato: mia madre scegliendo una varietà a fiore doppio e di due colori (mi sono dimenticata di segnarmi il nome, provvederò presto):

Camellia japonica Ville de Nantes

Io invece ho puntato su due camelie a fiore piccolo. Una è leggermente profumata, cosa abbastanza inconsueta per la specie:

Camellia japonica salveniensis, fiore bianco rosato semplice piccolo
L'altra ricorda un po' una peonia, coi suoi petaloidi doppi:

Camellia Japonica Gwenneth Morey, fiore bianco
Insomma, a me piacciono le "japoniche". L'acquisto ci è sembrato doppiamente interessante sia per il risparmio, sia perchè le piante sembrano già pronte per stare all'aperto, e non eccessivamente gonfiate di ormoni e di conseguenza sovraccariche di boccioli.

***
Un'ultima cosa: la Hagoromo che ho acquistato a gennaio dell'anno scorso è un tripudio di petali:


Per info sulla manifestazione delle Antiche Camelie della Lucchesia: www.camelielucchesia.it

Last week-end I visited the exhibition of the Camellias in the town of Camellias (Pieve di Compito, Lucca, Tuscany). The event of Antiche Camelie della Lucchesia (March 15, 16, 22, 23, 29, 30) includes many initiatives: flowers shows, ceremonies of tea, tea tastings, art exhibitions, concerts, guided tours in the Camellietum. Visitors can also buy plants of camellias. 
The Camellietum has been created to conserve and safeguarding ancient and pre-1900 cultivars of camellias. Opened on March 2005, in its perfect microclimate, moist and shady, and in its right soil conditions, about a thousand of plants live and bloom.
The Ancient Borrini enclosure conteins the first experimental plantation of Camellia Sinensis L. of Italy. This small plantation produces the first italian tea.
For more informations: www.camelielucchesia.it

mercoledì 12 marzo 2014

Braccia rubate all'edilizia


Questo fine settimana, ho celebrato la festa della donna dedicandomi ad una attività che di solito si lascia agli uomini: ho pavimentato, in modo molto rudimentale per carità, senza l'uso di cementanti, e con le mie stesse manine, un pezzettino dell'orto-giardino. Più precisamente, due metri di sentiero di entrata, che affiancano una proda dell'orto e portano a un'altra pavimentazione del giardino che abbiamo predisposto l'estate scorsa.
Un'esperienza molto interessante, e che mi ha fatto capire che, se non fossi diventata impiegata, avrei avuto un futuro come...piastrellista.
Il materiale scelto sono state piastre irregolari di porfido, avanzate da altre opere degli anni passati.


Sotto l'egida del mio paternissimo padre (che nella vita ha fatto un po' di tutto, e assieme a mia madre si è restrutturato la casa "a pinco e baìla"- piccone e badile in dialetto, ovvero con lavoro muscolare), abbiamo livellato bene i due metri da lastricare. Le piastrelle vanno sempre appoggiate su una superficie ben piana, perchè in corso d'opera non si riesce più a eliminare i dislivelli. Si smuove un po' il terreno con l'aiuto di una vanga, lo si verifica e uniforma con una pertica e poi si appiana tutto con un frattazzo.


Muniti di sabbia edilizia, si posano quindi le piastre. In questo caso, le si dispone a mosaico seguendo il proprio gusto personale. Si tenga conto che più si lasciano fughe larghe, più le lastre a lavoro concluso saranno instabili e magari ballerine. Tenendo la pertica sotto mano, dopo averla appoggiata, all'estremità più distante, su una lastra per fare livello con quelle che si vogliono posare, si appoggiano le piastre verificando costantemente che siano tutte alla stessa altezza sulla superficie del terreno. La sabbia va usata sul momento, nel caso ci siano ancora delle difformità o concavità nel terreno e le si voglia pareggiare. Se invece il terreno presenta qualche piccola convessità, con una paletta o il frattazzo è facile eliminarla subito.
Non camminate sulle pietre appena posate. Se dovete fare dei passaggi da un lato all'altro, appoggiate a terra un'asse di legno per fare da passatoia. Distribuirà più equamente il peso del vostro corpo mentre vi muovete.


Voilà. Il pareggiamento tra una lastra e l'altra sarà più o meno preciso a seconda della rusticità che si vorrà dare al proprio pavimento. Io sono stata abbastanza precisina, cercando di mettere d'accordo il livello della pavimentazione che si vede nell'angolo della foto in alto a destra, e le lastre di marmo rosa che si vedono più in basso a destra e a sinistra, e fungono da sentieri nell'orto e in giardino. Mica scherzi.
Terminato il posizionamento delle pietre, gli interstizi vanno riempiti di sabbia. Col tempo, vi crescerà un po' di erba, così la lastricazione sarà meno evidente e più armonizzata con l'area circostante.


Con un piccolo getto d'acqua, fate penetrare meglio la sabbia tra le fessure per garantire una maggiore aderenza. Non esagerate, perchè la terra sotto le piastre non deve inzupparsi, le farebbe smuovere. Nella foto qui sopra, potete vedere il lavoro finito, dopo una seconda spolverata di sabbia.
Il sentiero che si vede a destra l'ho posato sempre io, da sola, l'estate scorsa. I blocchi di marmo erano molto più pesanti del porfido, li ho trascinati uno ad uno mettendoli "in piedi" e facendoli "camminare" sui lati corti, fino al punto dove volevo posizionarli. Per gli ulteriori aggiustamenti, mi sono aiutata con una vanga, usata come leva. Manicure bye bye.
Quando concludo queste imprese, "fuori" sono distrutta e coi muscoli indolenziti dall'acido lattico, ma "dentro" mi sento così:


Il lavoro nobilita l'uomo e pure la donna.


La gatta approva il mio operato. Con un pavimentino così, quando piove, non ci si bagna più le zampine nelle pozzanghere!

Talking about building a path without cement. I did it with a little help of my father. Before placing the porphyry tiles,  we leveled the soil. After the tiling, we filled the interstices with sand.
Heavy jobs meke me feel tired, but strong like a body builder!

sabato 8 marzo 2014

The Great Beauty e la grande terrazza


In Italia, i giudizi sul film La grande bellezza del regista Paolo Sorrentino, recente vincitore del premio Oscar per il miglior film straniero, sono stati molto contrastanti: chi ha apprezzato, chi ha negativamente criticato. I commenti negativi spesso però sottintendono una polemica politica più che estetica. De gustibus. E soprattutto nemo propheta in patria.


Io sono un tipo patriottico: se vince un film italiano, tutto sommato gioisco sempre. Qualcuno mi dice, da italiano, di non riconscersi nei personaggi del film. Certo, rispondo, neanch'io partecipo alle feste mondane o frequento i night club, ma è normale che un'opera, per trasmettere un messaggio, enfatizzi la realtà; e poi voglio vedere quanti americani si riconoscono in Sex and the city e The wolf of Wall Street. Suvvia.


A me il film è piaciuto, sotto tanti aspetti: la fotografia, indiscutibilmente eccellente, che rende onore al multiforme fascino di Roma; la caratterizzazione dei personaggi, un po' surreali ma molto significativi; la colonna sonora, scelta con lodevole perizia; la malinconia di fondo che fa da filo rosso alle vicende narrate. Mi ha invece infastidito la dizione degli attori, strascicata e resa ancor più incomprensibile dal marcato accento di provenienza. Peccato, questo tipo di provincialismo andrebbe scoraggiato. Come fa uno straniero a imparare la lingua italiana ascoltando questo film?

www.sailingandtravel.it
Il mio sguardo giardiniero si è riempito delle immagini delle magnifiche terrazze romane, e dei panorami che da queste si scorgono.

www.2.stile.it
www.turismo.it
Luoghi di mondanità, luoghi di riflessione, luoghi di memoria e di riposo, di chiasso e di silenzio: insomma, le terrazze nel film di Sorrentino sono luoghi di ritrovo, non solo con amici o altre persone, ma soprattutto con la propria città. Un posto per affacciarsi dalla propria casa direttamente sul mondo, che in questo caso è il mondo millenario di Roma, fatto di storia, di architettura magniloquente e di decadenza, di contraddizioni, di lussi e di disagi. 

http://graninig.blogspot.com
Adesso, sulle antiche terrazze ci costruiamo locali, abbiamo trovato un'utilità commerciale per tutto. La scritta Martini illumina la notte e domina l'orizzonte, del paesaggio e degli animi umani. Ma basta che un limpido raggio di luce delle giornate romane colpisca un'amaca, perchè i nostri valori contemporanei vengano ribaltati: uno stormo di fenicotteri si appollaia su una balaustra, e il dialogo tra noi e il mistero si riapre.

In Italy, the Sorrentino's movie The Great Beauty has received conflinting reviews: part of the italian critics is deeply against it, part is very favourable. Personally, I appreciated this film, and I liked the photography, the music, the actors, even if they speak in a provincial italian, so strangers difficultly can learn my language listening this movie. I think that La Grande Bellezza represents a good tribute to Rome and its charm.
Watching the movie, my attention had been called by the beautiful Rome's terraces images. I find they are important meeting places. Today, we give them a commercial meaning, using them like bars, pubs and restaurants; but if a ray of light hits a hammock (see the movie playbill, first photo) or a flight of flamingos perches on a balaustrade, the dialogue between us and the mistery re-opens, and a terrace acquires a new spiritual sense.